Regia di Alfonso Brescia vedi scheda film
Per Brescia dev'essere sicuramente stata un'esperienza grandiosa, se non irripetibile: poter girare negli Stati Uniti - quelli veri! - e non nei soliti bassifondi metropolitani nostrani come il genere poliziottesco imponeva, per di più con un cast di discreto livello a disposizione. Infatti oltre al protagonista George Eastman-Luigi Montefiori (il Minotauro nel Satyricon di Fellini, 1969, poi caratterista per nomi meno noti) troviamo Jack Palance, Jenny Tamburi (nel suo periodo di maggior popolarità), Ugo Bologna (generalmente utilizzato in commedie, e infatti qui un po' fuori parte); purtroppo però i limiti essenziali dell'operazione risiedono in fase di scrittura, nella sceneggiatura - di Brescia stesso e Aldo Crudo, suo usuale collaboratore - impostata senza troppa fantasia verso i più gettonati stereotipi del genere: inseguimenti, sparatorie, malavitosi e sbirri, belle donne nude (la Tamburi compare anche in nudo integrale, a tale proposito: buono a sapersi). Brescia, figlio del produttore Edoardo, girò un po' di tutto nella sua carriera, dai peplum al decamerotico, dalle commediacce scollacciate ai melodrammi di Mario Merola: tutto rigorosamente senza lasciare traccia del proprio passaggio. Nemmeno questa volta che il budget gli consente di fare qualcosina di meglio: e si intuisce già dalla banalità insulsa del titolo, che allontana il pubblico piuttosto che attirarlo. 2/10.
Il figlio di un poliziotto ucciso dalla malavita arriva a New York, deciso a scoprire l'assassino del padre. Ma per riuscire a cavarsela dovrà infiltrarsi nell'ambiente...
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