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Sul globo d'argento

Regia di Andrzej Zulawski vedi scheda film

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La recensione su Sul globo d'argento

di AtTheActionPark
8 stelle

«Chaos reigns»

 

Rischiando la tautologia, si potrebbe affermare che Sul globo d’argento rappresenta il “film maledetto” del regista maledetto per eccellenza, Andrzej Zulawski. Girato nel 1977 e bloccato dal Ministero della Cultura polacco – che si impegnò a distruggere gran parte della pellicola, oltreché i sontuosi costumi di scena -, il quarto film di Zulawski vide la luce soltanto dieci anni dopo, nel 1987. Delle cinque ore abbondanti che dovevano costituire questa delirante epopea filosofico-fantascientifica ne sono rimaste due e mezza, salvate grazie all’intervento di molti membri dello staff tecnico, che conservarono personalmente metri e metri di girato. “Solo” due ore e mezza, quindi, ma che bastano a testimoniare la folle e inconcepibile impresa cinematografica del visionario regista polacco.

 

Sul globo d’argento è tratto da un libro scritto agli inizi del Novevento da Jerzy Zulawski, prozio di Andrzej. I caratteri fantascientifici dell’opera – che narra la colonizzazione di un pianeta da parte di alcuni terrestri fuggiti dalla Terra – vengono rivisitati da Zulawski attraverso un approccio filosofico alla materia. Una lezione memore tanto di Stanley Kubrick (2001: Odissea nello spazio), quanto di Andrej Tarkovskij (Solaris), e che avrà successo nel cinema d’autore dell’Est Europa – si pensi ai film di Konstantin Lopushansky (Quell’ultimo giorno - Lettere di un uomo morto, Il visitatore del museo) e Alexander Sokurov (I giorni dell’eclisse). A dominare, nel film di Zulawski, sono infatti dialoghi e monologhi dai forti connotati esistenziali (e dai significati perlopiù oscuri), pronunciati dagli insterici protagonisti del film, che spesso si rivolgono direttamente alla macchina da presa (e allo spettatore) in preda ai propri deliri autoconfessionali. Lo stile barocco ed eccessivo di Zulawski ha infatti, nel Globo d’argento, il suo apice. Come già nel precedente Diabel, la macchina da presa è mobilissima. Sembra “contorcersi” assieme ai protagonisti che riprende. L’atto di ripresa viene portato all’esasperazione, anche attraverso la denuncia della videoregistrazione: per buona parte del film assistiamo, infatti, a delle testimonianze video - come avviene nel moderno found footage movie – che non sempre vengono dichiarate in quanto tali, creando così una sorta di straniamento sulla natura delle immagini stesse.

 

Nella creazione di questo nuovo mondo, il cui verbo doveva essere la libertà, rivive grottescamente la storia di Cristo. Marak – il protagonista della seconda parte del film, ovvero quella che si svolge anni dopo la prima colonizzazione umana - viene infatti identificato come un Profeta che deve portare la popolazione alla vittoria sui mostruosi Cherns, strani ibridi tra uomini e uccelli dotati di poteri telepatici. Verrà però crocifisso sulla spiaggia, tra decine di uomini impalati. Zulawski impone la propria (nera) visione di un universo che non riesce a far altro che ripetersi. Un nuovo mondo, in cui gli interrogativi sono, in fondo, sempre gli stessi.

 

Sul globo d’argento è un film che “grida” una disperazione a tratti insostenibile, respingente. In cui l’estrema ricerca di libertà è proporzionale all’estremo annichilimento che ne consegue. Non si fu pronti ieri per questo film maledetto, e, forse, non lo si è nemmeno oggi. Un domani, chissà. Forse su di un altro pianeta…

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