Regia di Luigi Russo vedi scheda film
L'idea alla base di questa mediocre pellicola è quella di scimmiottare Laguna blu (Randal Kleiser, 1980), ma la storia della catastrofe aerea con due soli superstiti - due ragazzi - su un'isola deserta non solo è banale all'ennesima potenza, ma qui è perfino ridondante, messa in mano a una catastrofe dietro la macchina da presa come Luigi Russo e soprattutto sceneggiata dalla catastrofe Dardano Sacchetti, coadiuvato da un ancor più anonimo Ezio Passadore. Oltrettutto Sabrina Siani, perennemente nuda nei cento minuti di film, non è Brooke Shields e Fabio Meyer ha ben poco da spartire con Christopher Atkins. Insomma, lo sfacelo è assicurato già dalla fase di pre-produzione: è incomprensibile ciò che può essere passato nella mente dei produttori al momento di firmare per impegnare sostanziosi capitali in un simile lavoraccio. Ma il tocco finale, la pennellata di trash deve ancora arrivare: a un certo punto, per ravvivare la storia insulsa e piatta dei due giovani amoreggianti nel pieno deserto tropicale, ecco che Sacchetti e il suo amico fanno entrare in scena - dal nulla, così a caso - nientemeno che Franchino (Mario Pedone), l'energumeno peloso e burbero di Fantozzi subisce ancora (che uscirà l'anno dopo, ma poco conta ai fini dell'impatto sulla scena da parte del corpulento bestione), vestito nell'identica maniera e dagli stessi modi aggressivi e infastiditi. Se non fosse per questo colpo di genio (sia pure a posteriori), Due gocce d'acqua salata sarebbe forse uno dei film più noiosi e inutili dell'intera storia del cinema. Luigi Russo lascia il suo nome nei titoli di testa per quanto riguarda la fotografia, ma per la regia prova una tale vergogna da dover ricorrere allo pseudonimo di Johnny Wilder (un cognome che mostra eloquentemente la sconfinata modestia di Russo). 1/10.
Un ragazzo belloccio e una ragazza piacente sono gli unici due superstiti di un disastro aereo. Si ritrovano su un'isola deserta. Sapete già come va a finire.
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