Regia di Alfredo Rizzo vedi scheda film
"Farsetta scollacciata" sembra il classico modo di dire generico, ma probabilmente per questo La bolognese non potrebbe esserci definizione più calzante. O, meglio, scalzante, perchè in questa risibile pellicola del semi-sconosciuto Alfredo Rizzo i personaggi non fanno altro che continuare a svestirsi di scena in scena. Non si spiega quindi il motivo per cui, nella scena successiva, ricompaiano vestiti: tutta fatica ulteriore per spogliarsi daccapo. Rizzo entrò nel cinema in sordina negli anni '40, crebbe come caratterista fra i '50 ed i '60 ed ormai in età piuttosto matura (classe 1902) cominciò a dirigere film nei '70, per lo più commediole erotiche dai titoli programmatici come Carnalità o Alessia, un vulcano sotto la pelle; inutile sottolineare come, in un prodotto di tanto basso livello, la totale assenza di attori di un pur minimo rilievo pesi ancora di più sullo sfacelo del risultato finale. Sullo sceneggiatore Pietro (Piero) Regnoli, che qui lavora su un soggetto del regista stesso, vale la pena spendere solo due parole: autore di una miriade di dozzinali spaghetti western, ebbe il suo periodo di massima fortuna negli anni '70, che cavalcò licenziando titoli del calibro di Savana violenza carnale, Le pene nel ventre, Quella età maliziosa, Elena sì, ma di Troia e veri e propri manifesti del trash come La cognatina o Un toro da monta. Collaborò con Rizzo anche per i successivi Sorbole... che romagnola e Peccati di una giovane moglie di campagna, altre piccole anti-perle di questa squallida collana che aspira ad essere considerata bigiotteria, ma neppure a quella (cioè allo status di brutto o povero film impegnato) riesce ad arrivare. 1/10.
Il sogno di una giovane e disinibita bolognese è di sfondare nel mondo del fotoromanzo. Pur di farcela è disposta ad accettare i più sordidi compromessi...
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