Regia di Alfredo Rizzo vedi scheda film
Misconosciuta sexy commedia di basso profilo ma originale per un'ambientazione inusuale (la provincia bolognese) e per la scanzonata regia. L'attrice principale, pur non avendo raggiunto la notorietà di certe colleghe, riesce ad essere particolarmente spontanea. E tremendamente sexy.
La diciassettenne Caterina (in realtà la ventitreenne Franca Gonella), in consegna al nonno Primo (Renato Malavasi), lascia un collegio di suore per tornare in famiglia, in occasione del matrimonio della sorella. Nella tenuta di campagna, in provincia di Bologna, la ragazza attira fin da subito le attenzioni di tutti gli uomini, in particolare per il suo modo disinibito di atteggiarsi, muovendosi in motorino, talvolta senza indossare l'intimo. Assidua lettrice di fotoromanzi, Caterina finisce nello studio di un fotografo nella speranza di essere selezionata come nuova modella. Sogno infranto prima ancora di iniziare dato che il professionista, dopo averla comunque messa a nudo, le richiede una somma di cinque milioni per essere ingaggiata come attrice.
"Senti mo'... la campana! Adesso, a t'al deg me, quei due là si sistemano per benino. Con la dolce catena del matrimonio. Eh... già, quella piccola, fiorita catenella che poi man mano, con l'andar degli anni, as trasforma in una catena da lavori forzati... a vita!" (Nonno Primo, al matrimonio della nipote Susanna).
La bolognese: Franca Gonella
Piero Regnoli in sceneggiatura, Carlo Savina alle musiche e Alfredo Rizzo in regia. Cioè a dire (eccezion fatta per il bravo compositore strumentale) cinema pericolosamente limitrofo alla serie Z. Invece, o forse proprio per il contesto insolito, tutto sommato questo giocosa e semplice commedia romagnola (spesso allietata da accompagnamenti sonori a base di fisarmonica, quindi valzer, liscio e tango) può contare su un cast di certo interesse. Oltre alla sensuale interprete principale - che non difetta in fatto di esposizione epidermica - è da segnalare la presenza della brava caratterista Francesca Romana Coluzzi (nei panni della serva Rosetta) e del Peter Lorre italiano, ossia Luciano Pigozzi. Tra spostamenti in Ciao (un motorino dell'epoca) con gonna fluttuante e malandrina, striptease en plein air e bagno refrigerante al fiume, nonché maliziose pose assunte con naturale sensualità dalla perfetta Gonella, La bolognese si fa seguire con piacere. Arrivando quasi ad assumere i contorni di un viaggio mistico, quando Pigozzi parla con accento bolognese, o qualche cartello indica la località di Sassuolo. La parlata con forte cadenza bolognese potrebbe costituire un ostacolo per il pubblico di altre zone d'Italia, ma riesce - almeno per i locali - a dare un tocco di originalità al film. Girato in sperdute località di campagna, a sorpresa anche dalle parti di Modena (stando al segnale stradale che indica Sassuolo), è uno dei pochi film (viene in mente anche La polizia è sconfitta) che presenta, insolitamente, un paio di veloci carrellate in zona Bologna centro (Stazione). Sul finale (in soggettiva con ripresa da un'auto) si distinguono la Montagnola e il ponte di Galliera, anche se la sequenza sembra essere di recupero.
"Per quella lì ci vorrebbe una cosa sola: un bel pistolen." (Nonno Primo commenta la falcata -con gonna biricchina- a passo sicuro della sexy nipote)
Franca Gonella: sorbole che... storia!
Forse pochi sanno che questa attrice - protagonista de La bolognese (nonché di Una vergine in famiglia) - andò incontro a ben due "condanne per atti osceni". Il 16 febbraio 1976, la magistratura di Firenze dispone il sequestro del film La bolognese: l'accusa è quella di "pellicola oscena". Tale avvenimento resta in secondo piano tra la pubblica opinione, perché guai con censura e tribunali li stavano passando esemplari cinematografici ben più rinomati, ovvero Ultimo tango a Parigi e Salò o le 120 giornate di Sodoma. Il tribunale di Latina processa, dietro il capo d'imputazione di "oscenità" il regista Alfredo Rizzo (nei panni di produttore e regista) e gli attori. La sentenza viene emessa il 14 giugno 1976: due mesi di reclusione e 40 mila lire di multa a regista, produttore e attori. Franca Gonella raddoppia così, a breve termine, la collezione di denuncie, avendo già ricevuto una sanzione a quattro mesi di reclusione (con la condizionale) per avere interpretato il film di Mario Siciliano: Una vergine in famiglia (1975). La bolognese ricompare nelle sale solo nell'aprile del 1977 e Alfredo Rizzo, per le edizioni estere, inizia a realizzare versioni più spinte (con inserti hard-core), alla faccia della (delirante) condanna.
(Fonte: Cine 70 e dintorni n.2 pag. 17 / Articolo: Il caso della "bolognese" / a cura di Franco Grattarola)
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