Regia di Alfredo Rizzo vedi scheda film
Alfredo Rizzo, caratterista del nostro cinema, ha diretto alcuni film (del resto, lo ha fatto anche Tano Cimarosa, apprezzato nel “Giorno della civetta” e in “Nuovo Cinema Paradiso”) che, se devo giudicare dall’unico che ho visto, dovrebbero essere ampiamente dimenticabili. In “La sanguisuga…”, Rizzo si scrisse soggetto e sceneggiatura e poi passò direttamente dietro alla macchina da presa. Ambientato in un’isoletta al largo della brumosa Irlanda, il film s’ispira ad una trama alla Poe, dove un nobile s’innamora di un’attrice di terz’ordine che somiglia, come una goccia d’acqua, alla moglie che tanti anni prima l’ha lasciato, scomparendo misteriosamente. In realtà è tutto un imbroglio della fantesca di casa. Ma per arrivare allo “scioglimento” finale, si deve passare per una serie di episodi, che prevedono la presenza in scena di un’attrice ninfomane, di due lesbiche, un trovarobe mentecatto, un maggiordomo fanatico religioso e una famiglia di pescatori dedita a torbidi traffici. Di quest’ultima fa parte il malcapitato Luciano Pigozzi, una presenza fissa del nostro cinema di Serie Z, che, chissà perché, viene trattato da tutti alla stregua di un mostro. Ora, il povero Pigozzi non sarà stato bellissimo, ma al confronto di questo filmaccio, dove le teste saltano come chicchi di pop corn, ci fa la sua porca figura anche lui.
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