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Gli amanti della città sepolta

Regia di Raoul Walsh vedi scheda film

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La recensione su Gli amanti della città sepolta

di scapigliato
8 stelle

Un capolavoro. Walsh riprende il suo precedente "Una Pallottola Per Roy" e lo trasporta nelle lande dsolate della Monument Valley, tra la Valle della Morte e città fantasma. Un film che è un canto di morte, che ad una suggestiva iconografia western accosta un repertorio macabro-cimiteriale non sottovalutabile per la resa finale della pellicola. Sia gli interni, che i paesaggi e gli esterni cittadini o delle rovine sono potenziati dal fascino puro del western grezzo e rozzo che imperversa da quelle parti più che in altre location più "pulite". Ad essi Walsh affianca un campionario funebre, di corvi, tombe, scheletri, città fantasma, città sepolte, occultismi, riti indiani, chiese eccetera. Questa è la cifra stilistica del film. Oltre all'azione, molto classica ma di una perfezione professionale, è l'atmosfera fatalista che impregna il film, i personaggi ed i loro abiti, a fare la differenza. Siamo nel '49, il western dei disperati e dei perdenti deve ancora arrivare con prepotenza, ma già in questo lavoro Raoul Walsh crea attorno al personaggio di Joel McCrea, e non solo a lui, un campo negativo, di persistente smacco e romanticismo nero, brutale, sconsolato. E la dolce Martha morta, la sua reincarnazione hitchcockiana, anticipando "Vertigo", in Dorothy Malone che lo tradisce, la perdita dell'amico malato, il tradimento dei compagni: tutto porta in un'unica direzione, quella dell'inglorioso destino dei puri, dei ribelli, degli anticonvenzionali, degli uomini etici. Rapinare una banca o un treno non è nè giusto nè sbagliato: succede, si fa. Per fame, per necessità, per cambiare vita, per rabbia, per follia. La morale divide il mondo manicheamente in buoni e cattivi, e in ciò che è giusto o sbagliato. L'etica no. L'etica appartiente ad un altrove ed un altrieri che oggi non ci sono più, ma che rivivono nei luoghi del mito: il western.
Così, l'assalto alla diligenza, la rapina al treno, le sparatorie, l'assalto alla città sepolta, diventano modulazioni narratve strappate al classicismo del western dell'epoca e risemantizzate con un fatalismo e con un antagonismo che precede i lavori crepuscolari e maledetti di Peckinpah, così come quelli irriverenti dello Spaghetti-Western e quelli antagonisti tout-court di Eastwood e Hellman. Alla fine per gli eroi, c'è solo la morte in una città sepolta.

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