Regia di Alfredo Rizzo vedi scheda film
Gabriele Luciani è un ricco imprenditore che ama la bella vita e soprattutto le donne. Non esita così a tradire la moglie, gravemente malata, che aiuta anche a morire senza suscitare alcun sospetto. Ma una giovane avvenente gli si propone con un ambiguo piano.
Curiosa, la parabola di Alfredo Rizzo: dapprima attore di varietà, a teatro con Macario; poi spalla comica sul grande schermo, partendo proprio con l’attore torinese per approdare alle commedie con Ciccio & Franco, agli spaghetti western e a qualsiasi prodottino di genere a basso costo, con un rimarchevole transito nel cinema d’autore per il Satyricon e il Toby Dammit di Fellini; infine, nel corso degli anni Settanta, anche regista, sebbene confinato all’interno del già citato genere, nel segno del ‘poca spesa e sicura resa’. Carnalità è la sua seconda regia e al contempo il suo primo soggetto (in collaborazione qui con Carlo Veo, che scrive la sceneggiatura da solo): si tratta ovviamente di un lavoruccio modesto nelle ambizioni e abbastanza approssimativo nella realizzazione, dal titolo però molto più pruriginoso di quanto i contenuti effettivamente siano. Il vero problema è comunque che la storia non ha mordente: al di là dello scarso erotismo, tutto risulta già visto e ben poco fantasioso con uno stuolo di caratteristi – molti dei quali degni di nota – a cercare di salvare il salvabile; in scena compaiono perciò, fra gli altri, Femi Benussi, Pupo De Luca, Erna Schurer, Jacques Stany, Fiorella Galgano, Carlo Rizzo, Sonia Viviani e Mario Pisu. Pochi mesi dopo Rizzo tornerà in sala insieme alla Benussi con La sanguisuga conduce la danza, altro prodottino stereotipato, questa volta in ambito horror. 2/10.
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