Regia di Emimmo Salvi vedi scheda film
Un facoltoso imprenditore ha bisogno, per un suo progetto, di un terreno posseduto da un coltivatore di spinaci fanatico di Braccio di ferro. Nonostante le offerte di denaro, il coltivatore non cede e, di fronte alle minacce, risponde come il suo eroe: a cazzotti.
Quando il trash viene sublimato in poesia: Pugni dollari e spinaci è un titolo semisconosciuto e di difficilissima reperibilità (tornato alla luce, come tanti altri, soltanto grazie ai prodigi del web) che mescola in maniera sgangherata quanto basta, con una trama bizzarra e una serie di interpreti di culto il filone delle scazzottate alla Spencer & Hill al momento in voga con le avventure di Braccio di ferro. Questo due anni prima del Popeye (1980) di Robert Altman con protagonista Robin Williams, peraltro. Con una regia discutibile (Emimmo Salvi, alla sua ultima prova: innegabilmente un testamento artistico di tutto rispetto) e un impianto poveristico piuttosto evidente, la storia (di Maria Carla Bufalino, tradotta in sceneggiatura da lei stessa insieme al regista e ad Aureliano Luppi) racconta in toni fumettistici una vicenda sufficientemente surreale, con personaggi sopra le righe e caratterizzazioni forti. Funziona quella di Maurizio Arena, già meno quella (un po’ estrema, in effetti) di Gordon Mitchell, per niente quella fasulla di Ugo Bologna, del tutto fuori parte; nel cast ci sono anche Giacomo Furia, Sonia Viviani e Salvatore Furnari. Esilarante l’espediente del dialogo fra Arena e il poster di Braccio di ferro, palesemente ricalcato sul modello di Don Camillo e il crocifisso: ma non è l’unica trovata degna di nota in questo strano, ma vivace e interessante pasticcio. 4/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta