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La gueule ouverte

Regia di Maurice Pialat vedi scheda film

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La recensione su La gueule ouverte

di steno79
9 stelle

Premessa: per il film di Maurice Pialat, che volevo vedere da tempo, quest'anno ho fatto la mia unica apparizione allla Festa del cinema di Roma (purtroppo non ho potuto vederne altri per oggettiva mancanza di tempo) e ho incontrato la delegazione di Film tv formata dai simpaticissimi Supadany, Alan Smithee e Gaiart. Già per questo ne valeva la pena...

Venendo al film, che in Italia è pochissimo conosciuto ma ha una reputazione comunque importante (anche Mereghetti nell'ultima edizione del Dizionario gli ha dato 4 su 4): è un'opera girata con stile minimalista, molto fisico nella rappresentazione del dolore, a tratti piuttosto crudo e con personaggi poco gradevoli. La storia di una famiglia che si stringe intorno alla madre morente di cancro, con un padre che nonostante l'età matura corre ancora dietro alle sottane delle clienti della merceria da lui gestita, un figlio affettuoso con la madre ma piuttosto freddo con la moglie, che tradisce senza troppi rimorsi di coscienza... 

Pialat si pone chiaramente su una linea di rappresentazione antispettacolare, un'estetica rigorosa che guarda molto al cinema di John Cassavetes, un realismo così minuzioso da includere scene che normalmente venivano eliminate nel cinema classico pre-nouvelle vague. I piani fissi sono molto lunghi e possono mettere alla prova la pazienza dello spettatore (ma quello iniziale fra Leotard e la madre che parlano e ascoltano musica è molto poetico), ma il controllo della materia narrativa resta saldo e il risalto figurativo di diverse sequenze tutt'altro che indifferente, con una suggestiva ambientazione in un paesino della regione dell'Alvernia. Il registro narrativo prevalente è drammatico, ma non mancano inattese iniezioni di umorismo, ad esempio nella scena della visita in ospedale, così come notazioni sociologiche sull'arrivo degli immigrati (nel 1974!) Fra gli attori il migliore è probabilmente Philippe Leotard, esuberante al punto giusto nel ruolo del figlio; si fa notare una giovane e graziosa Nathalie Baye, che all'epoca aveva realmente una relazione con Philippe Leotard ma che nel film ricopre un ruolo piuttosto secondario, Monique Melinand è straziante nelle scene di agonia della madre e Hubert Deschamps molto efficace nel ruolo del padre. E' un cinema esigente, che non fa sconti anche in quelle che possono apparire prolissità, che ricerca la verità dei personaggi con un approccio solo apparentemente improvvisato. Rispetto a "Sussurri e grida", capolavoro uscito nello stesso periodo e con un tema molto simile, Pialat si avvicina ma non eguaglia il magistero registico di Bergman, anche se la sua regia è comunque intensa ed evita di proposito la fascinazione estetica (c'è una bellissima carrellata in camera-car nella penultima scena all'uscita dalla Chiesa).

voto 9/10

locandina

La gueule ouverte (1974): locandina

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