Regia di Maurice Pialat vedi scheda film
RETROSPETTIVA MAURICE PIALAT - CINEMATHEQUE DE NICE
Francois Truffaut figura tra i produttori di uno dei primi lavori per il cinema del regista Maurice Pialat, a cui la Cinématheque de Nice dedica una retrospettiva completa (anche di tre suoi cortometraggi d'esordio) durante tutto il mese di gennaio.
E di ragazzo selvaggio si parla in questo ottimo film girato nello stile (e negli anni) della Nouvelle Vague: solo senza attenuanti, o almeno non così evidenti come nel vero "ragazzo selvaggio”, quello appunto di Truffaut, peraltro dell'anno successivo, quindi, ammesso che sia così, eventualmente questo nostro che ci occupa, ispiratore del di lui più famoso capolavoro truffautiano.
Ma soprattutto un film che confuta matematicamente ogni dubbio sul fatto che necessariamente l'infanzia ed i bambini siano per loro natura privi di ogni istinto malvagio o indole violenta.
Francois ha sette anni ed è il secondo figlio di due genitori seri e misurati, che vivono con onestà del loro lavoro e stravedono per le loro due creature.
Ma mentre la primogenita è seria e coscienziosa, il piccolo, affettuoso e sensibile, vive momenti come di furia incontrollata dove rompe tutto ciò che gli passa dinanzi, ruba, fa dispetti anche sadici e violenti, fa a cazzotti con i compagni, commette atti di crudeltà indicibili (sul povero gatto di famiglia, gettato dalla tromba delle scale solo per sadico divertimento); per questo i genitori si vedono costretti a darlo in affidamento tramite una associazione che si occupa di affido.
L'infanzia del ragazzo passa dunque di famiglia in famiglia, ma il film si concentra sull'affidamento ad una affettuosa coppia di anziani, solita prendere ragazzi orfani e condurli alla maggiore età.
Con loro il ragazzo, nonostante alcuni episodi sconcertanti che non fanno che confermare quanto i genitori dichiaravano sul comportamento del figlio, vivrà attimi, giornate, periodi di qualcosa che si avvicina alla serenità, grazie anche alla presenza di una anziana bisnonna affettuosa e brillante.
Ma con la morte di questa, gli episodi di furia e violenza torneranno a far parte delle giornate del ragazzo, che verrà rinchiuso in un istituto di correzione in seguito ad un comportamento particolarmente criminoso. Da li tuttavia riuscirà a scrivere una lettera affettuosa e sensibile ai due anziani genitori adottivi, che, più ancora di quelli naturali, davvero il ragazzo non potrà mai dimenticare.
L'esordio nel lungometraggio di Pialat è un film bellissimo e potente, schietto e realista grazie ad un cast perfetto di attori sconosciuti che, probabilmente, recitano loro stessi ed il loro reale ruolo di tutti i giorni. Dopo oltre quarantacinque anni è anche interessante rivere usi, costumi, cerimonie di una società che è stata un po' anche la nostra di noi, all'epoca giovani ragazzini, ora 45-50enni, che rivedendo il film è come se sfogliassimo un vecchio ma coinvolgente album di famiglia dove le mode, le tendenze, gli usi ed i costumi ci paiono davvero come un modo per tornare alla nostra infanzia, probabilmente più serena e pacata di quella del nostro esagitato e contraddittorio ragazzino.
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