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Salomè

Regia di William Dieterle vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Salomè

di pgm
6 stelle

Sontuosa rappresentazione della vicenda biblica di Salomè, figliastra del re Erode e figlia della ambigua Erodiade, adultera e meschina moglie di suo fratello. Cominciamo col dire che il film di Dieterle divaga dalla tradizione, dalla "letteratura", dal canone che vuole la bella principessa incestuosa, perfida, assassina, spietata, una peccatrice coi fiocchi. No, questa Salomè, una Rita Hayworth stupenda ma mai incisiva, mostra il proprio lato luminoso e patetico, vittima scacciata da Roma in quanto barbara, che riesce a mostrare l'amore vero e puro prima per il romano Claudio/Stewart Granger come, infine, per la parola di Dio, accantonando, occorrerebbe dire purtroppo, ogni sfumatura cinica e oscura del personaggio, in nome di una sorta di revisionismo storico-leggendario tutto atto a rilanciare l'attrice prossima a decadere, del quale non se ne sentiva il bisogno. E lo spettaotre ignaro, lo spettatore imbevuto di tradizione o semplicemente di "sentito dire", si ritrova spiazzato da una figura così rinnovata, votata al bene, vittima della propria bontà e, pertanto, degli eventi. E tale rinnovamento, ahinoi, finisce per pregiudicare l'interesse stesso del film che, qualora fosse stato pinto su altri binari, ben più audaci per l'epoca (e il potenziale, quando si parla di Salomè, c'è sempre), soltanto lambiti nella celeberrima e indimenticabile danza finale, avrebbe potuto dar vita a un gioiellino di rara bellezza, impreziosito da una fotografia encomiabile, variopinta, e da una tematica biblica sempre ottima sposa del kolossal hollywoodiano d'antan. Intendiamoci, non stiamo parlando di un cattivo film, piuttosto parliamo di un fiore che non riesce a sbocciare, ritrovandosi, così, in una sorta di limbo dal quale, un'ora e trentotto minuti dopo, non riesce a riscattarsi. Già detto della protgonista, emerge, come al solito, Charles Laughton nei panni di un Erode zozzone e ambivalente, eternamente indeciso, pauroso eppure venerabile, forse persino più interessante della protagonista.

Per il resto, un po' di confusione e il sopraggiungere della noia è sempre in agguato. Una pelicola che sfiora l'erotismo, lo corteggia, lo suggerice, poi prende la strada moraleggiante del Verbo del Signore e approfondisce poco il resto, un risultato estremamente kitsch e, in alcuni aspetti, persino esteticamente barocco, oltreché manicheo (Pilato, ad esempio, solitamente dipinto quale austero "menefreghista", qui è proposto come cattivo, in quanto romano, nonché lievemente inetto) nell'intreccio.

 Sufficienza più.

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