Regia di Federico Fellini vedi scheda film
Una borghesuccia benestante scopre che il marito la tradisce con una giovane indossatrice: è tentata di rendergli la pariglia, cerca di affrontare la rivale, ma poi non fa nulla. Fellini dispiega il consueto immaginario debordante e rutilante (qui per la prima volta a colori, se si esclude il singolo episodio di Boccaccio ’70), che però finisce per appesantire in modo ingiustificato quella che è una banale, squallida storia di corna nella quale paradossalmente spiccano proprio i pochi squarci realistici: il marito sorpreso a fare una telefonata notturna all’amante, la sua vita nascosta che emerge dalle foto scattate dall’investigatore privato, la cena consumata frettolosamente prima di andarsene da casa. Il regista realizza il suo film più dolorosamente autobiografico (o cinicamente terapeutico?) con uno spudorato corto circuito fra arte e vita, coinvolgendo la moglie con il suo vero nome, la vera amante Sandra Milo e un alter ego marpione e viscido come Mario Pisu. Probabilmente nell’Italia pre legge sul divorzio neanche lui era in grado di immaginare un finale diverso; ma quello giusto, riconosciamolo, lo troverà Woody Allen in Alice.
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