Regia di Federico Fellini vedi scheda film
Nel 1965 venne considerato un Fellini minore, per via del bigottismo nostrano e perché socialmente non eravamo ancora evoluti. Il divieto per i minori di 14 anni vige ancora, per il troia e bagasciona con cui viene apostrofata una delle amiche di Giulietta durante la seduta spiritica dallo spirito burlone di Iris? Forse per la troppo discinta e disinibita Sandra Milo? Se fosse così sarebbe ridicolo, sta di fatto che a distanza di anni GIULIETTA DEGLI SPIRITI è il film davvero minore di Fefè, di transizione tra il grande 8 e ½ e il mancato progetto Mastorna. In quegli anni il regista riminese aveva abbracciato la psicanalisi junghiana per via del professor Bernhard, eminente psicologo tedesco e si era fortemente convinto che la fase onirica avesse lo stesso valore della vita reale. “Realtà vista con gli occhi del sogno”. Frequentava il mago sensitivo Rol, era attratto e probabilmente condizionato dal paranormale perché decise di abbandonare per sempre il viaggio ultraterreno di G.Mastorna. A tale proposito è utile recuperare l’illuminante documentario di Maite Carpio IL MISTERIOSO VIAGGIO DI FEDERICO FELLINI. Egli disseminerà i film successivi al ’68 di spermatozoi mastorniani. Tornando a bomba, di GIULIETTA non convince il ritratto borghese, la storia del tradimento del marito Giorgio, gli aspetti legati al senso di colpa cattolico. Quando Fellini fa uso dell’inventiva per raccontare gli spiriti, i fantasmi del passato della protagonista, il peccato e la lussuria rappresentati dalla vicina di casa liberty(na) Susy la pellicola (dunque dal punto di vista visivo) affascina e intriga. Jung ritorna quando l'autore ricorda che "la donna è situata laddove c'è la parte oscura, tenebrosa e meno razionale dell'uomo". Una chiave di lettura interessante che sembra sfuggire nei fatti, a lavoro concluso. Sono le piccole cose che funzionano e inquietano non i presunti messaggi o le tematiche cattosociali: per esempio la seduta spiritica tenuta dal medium doppiato (probabilmente) con accento meridionale da Oreste Lionello o ancora la veggente Nhishima che strepita e gorgheggia, ché sembra anticipare la piccola Reagan di Blatty e Friedkin de L’ESORCISTA, senza vomito verde però. Anche in questo caso Alighiero Noschese (che doppia pure il santone Bishma) ci mette del suo per dare voce e personalità ad una specie di ermafrodito. Voci magiche quelle dei doppiatori di Fellini. Il detective e la tiritera sui benefici della sua agenzia investigativa è ancora oggi formidabile. Sandrocchia Milo era al top fisicamente, in qualità di interprete ha dato prove migliori. Molti volti di 8 e ½ tornano uguali e più austeri, delle ombre funeree parlanti come Mario Pisu, Caterina Boratto e Mario Conocchia. Sylva Koscina e Valentina Cortese recitano se stesse. Appare persino Carlo Pisacane. La Masina brilla a intermittenza, allo stesso modo di un Nino Rota non in gran forma, modaiolo e poco ispirato. Cartina di tornasole di un film “fantasmagoria di forme e di colori oggettivanti i pensieri, i ricordi, i sogni e le visioni del personaggio” Federico/Giulietta.
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