Regia di Federico Fellini vedi scheda film
Complesso e di difficile visione. Poggiato sulle minute spalle di Giulietta Masina, moglie del Maestro, e sul suo sguardo meravigliato e trattenuto, ingenuo, smarrito ma curioso e vivace, ha vissuto negli anni sia critiche che elogi sfrenati, frutto della visionarietà della messa in scena e della complessità dei temi legati alla figura della protagonista, donna borghese, agiata e di famiglia cattolica. Il periodo è quello della metà degli anni sessanta ma il clima barocco e onirico colloca i fatti in un mondo che è psiche, subconscio, ricordo, sogno, coscienza, fantasia. Spesso disturbante perché costantemente sopra le righe in modo provocatorio, seppur intelligente, mai banale e cinematograficamente ricchissimo, ha sequenze fantasmagoriche e talvolta persino orrorifiche che spiazziano, inquietano e fanno riflettere sul significato degli eventi narrati e sul senso della civiltà d'oggi e il ruolo della donna al suo centro. Grande sfoggio di scenografie e costumi dal potente impatto cromatico ed emotivo. La graticola e la bambina con le suore sono da pelle d'oca, la Milo vicina peccatrice senza inibizioni è tentatrice e monito di misura allo stesso tempo, la madre e le sorelle fonte di frustrazione e umiliazione, il marito un misero ipocrita senza redenzione, il nonno una chimera di speranza. La liberazione finale restituisce respiro allo spettatore attonito. Non a caso è entrato negli nostri vocabolari l'aggettivo "felliniano". Esoterico a partire dal titolo, passa dalle sedute spiritiche ai veggenti, dagli incubi alle allucinazioni in un immenso sfoggio di delirio organizzato. Si sussurra persino che dietro le quinte si sia consumato qualche acido ispiratore. Non per tutti.
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