Regia di Federico Fellini vedi scheda film
Questo è uno dei film di Fellini accolti in maniera più contrastante al momento della sua uscita in Italia, con la critica che aveva osannato il precedente "Otto e mezzo" e adesso gli rimproverava il suo autocompiacimento; anni dopo verrà ripreso con molto più interesse dalla critica anglofona. Nella sua componente visiva il film resta di alto livello, con un uso del colore inedito e spesso sorprendente che ricorre ad accostamenti cromatici azzardati e molto originali che si avvalgono di scenografie sontuose e costumi elaborati, entrambi firmati da Piero Gherardi, mentre tende a farsi un pò confuso nella rappresentazione dei tormenti interiori della protagonista, anche perchè il regista stavolta gioca all'eccesso e a tratti rischia di scivolare nel gratuito. Dunque un film un po' discontinuo, che non riesce a replicare lo splendore dei capolavori che lo precedono a causa di alcune indecisioni nel ritratto della protagonista e nella sceneggiatura in generale, ma che si riscatta ampiamente grazie alle invenzioni di una regia particolarmente scatenata, tutt'altro che accademica, che reinventa quasi ad ogni scena il piacere della visione con piroette surreali che lasciano di stucco lo spettatore e riscuotono quasi sempre la sua ammirazione. Giulietta Masina non è ai livelli straordinari delle sue interpretazioni di Gelsomina o di Cabiria, ma recita la sua parte con convinzione e risulta credibile, conferendo al film una giusta dose di simpatia e di umanità che torna certamente al suo attivo; fra i tanti caratteristi meritano una citazione almeno la carnale Sandra Milo, il fatuo Mario Pisu, una Valentina Cortese un po' sopra le righe e tanti altri di cui non ci si ricorda il nome ma di cui resta impressa la vitalità e l'aderenza alla visione del Maestro, che si avvale anche di musiche scoppiettanti di Nino Rota. Un film che ho potuto rivalutare solo dopo un'ennesima visione a distanza di anni.
Voto 8/10
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