Regia di Federico Fellini vedi scheda film
Giulietta è Fellini. La cosa straordinaria di questo film è la femminilizzazione del carattere del regista (che ha scritto il soggetto in parte maggiore rispetto al fidato Pinelli): bugiardo di natura e per sua stessa ammissione, Fellini si traveste da Masina e trova nella propria moglie lo sfogo delle sue mille frustrazioni esistenziali. Il racconto del tradimento è infatti in realtà da traslare su un piano più profondo e generale, potendo ravvisare nella pavida Giulietta (in particolare nella prima parte del film) le stesse basi dei personaggi di Gelsomina e Cabiria, ovvero l'innocenza e la fiducia. Fellini in quel periodo si stava avvicinando alle 'altre dimensioni', fra occultismo e droghe sintetiche: non sorprende perciò un film così colorato - il primo interamente a colori per il regista riminese - e ricco di personaggi sopra le righe, di momenti bizzarri e di musiche allegre (cose che comunque già si sono viste nel suo cinema e che ritorneranno ancora), che sdrammatizzano la tensione ansiogena della protagonista e la dissolvono in un mare di speranzosi 'chissà'. La crisi (dai Vitelloni alla Dolce vita, da Cabiria a 8 e 1/2) non ha ancora una risposta - e chiaramente non l'avrà mai, ma il Maestro continua ad investigare dentro all'animo umano.
Giulietta sente pronunciare il nome di Gabriella, nel sonno, dal marito. Nasce in lei il sentore del tradimento, che cresce sempre più forte. Comincia così ad essere assalita da una serie di fantasmi, nonchè a rivolgersi ad un santone sessuale, ad una vicina ninfomane, allo spirito benevolo del nonno. Giulietta ritrova il suo equilibrio accettando con sè le voci degli spiriti.
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