Regia di Fred Zinnemann vedi scheda film
Consigliatomi in una discussione tempo fà e l'ho preso a 2 euro in edicola buttato nel cestone, dove faceva parte di una collana di film storici pubblicata di recente (di cui ho presi Il Leone d'Inverno).
Dopo averlo visto, posso dire che risulta essere un ottimo film; ad avercene biopic così al giorno d'oggi (tratto dal romanzo autobiografico Pentimento di Lillian Hellman) e Fred Zinnemann non sbaglia un colpo visto che è il quarto film suo che vedo ed è un altro prodotto riusciuto, anche se girato da un regista oramai 70enne con uno stile neo-classico ed in piena New-Hollywood.
Il film racconta la storia di amicizia tra due ragazzine e poi donne nel corso del tempo, Lillian una ragazza di classe borghese e Giulia (o Julia?), appartenente ad una famiglia aristocratica di New York, che si mostrerà sempre più insofferente a quell'ambiente mediocre e freddo, finendo con il distaccarsene per fare una scelta di r-esistenza anti-sistema e unirsi ai gruppi progressisti e socialisti in Europa negli anni 30'.
In effetti si capisce perché Zinnemann abbia voluto dirigere un tale lavoro. Da giovane egli essendo ebreo austriaco, fu testimone delle peggiori nefandezze del nazismo, a causa dalle quale dovette emigrare negli USA e lì venne a sapere di aver perso i suoi genitori nell'olocausto. Inoltre, è un'opera che si accorda pienamente con la sua poetica sul conflitto tra uomo e la sua coscienza e la solitudine dell'individuo nell'affrontare le avversità della storia e della società. La ricerca di Fred Zinnemann è stata sempre inclinata verso un cinema di "resistenza" da parte dell'individuo nei confronti del contesto in cui vive e con il film Giulia, assistiamo ad una pellicola che parla di fallimenti (sia ideologici che quello civile della protagonista) che di rimorsi per scelte sbagliate; ma in effetti tutto questo il regista ce lo dice sin da inizio film inquadrando in controluce l'anziana Lillian pescare sul lago. Il cineasta sceglie un approccio intimo alla narrazione, dove la storia non è tenuta fuori, ma siamo costantemente vicini alla nostra protagonista. Anche il montaggio ha una funzione emblematica in questo senso, poichè ci priva di ogni coordinata spazio-temporale e soltanto qualche breve dialogo riesce a far si che si capisca dove ci si trovi ed il contesto storico di riferimento. In effetti l'uso di un montaggio stile la Passione di Giovanna d'Arco di Dreyer (di cui il regista era un fanboy sfegatato, ma a livello stilistico ce ne eravamo accorti anche in Storia di una Monaca) abbinato ai continui flashback nella prima parte, non risulta sempre indicata come scelta stilistica ed in effetti in un paio di momenti l'espediente m'è parso sin troppo legnoso se non eccessivamente artificioso... ma nella seconda parte invece si ritrova pienamente la quadratura ed il tutto fila per il meglio. Un secondo ed ultimo difetto, è l'eccessiva freddezza; in effetti è un'accusa che si è sempre imputata a questo autore nei suoi film, che veniva accusato da riviste come quella dei Cahiers du Cinema o di Film Culture di non inserire mai dei momenti che stemperino il tono freddo delle sue opere con dell'umorismo o dell'ironia (mi vengono in mente certe diatribe odierne in proposito sul povero Christopher Nolan... in sostanza le polemiche sono sempre le medesime in ogni tempo). Ma in sua difesa, c'è da dire che Fred Zinnemman è uno che ha vissuto un'infanzia e una prima parte della sua vita in modo alquanto infernale e capisco benissimo, che concependo la vita come puro dolore, non volesse mandare in vacca la serietà rigorosa delle sue opere... d'altronde se non è nella sua indole, perché forzare le cose? Il punto è, che in un film basato sull'amicizia che resiste nel tempo, un pò più di calore sarebbe stato gradito, ma non è un difetto eccessivo, visto che in suo soccorso vengono due brave attrici come Jane Fonda e Vanessa Redgrave (Zinnemmann in effetti è sempre stato un eccellente direttore di attori; molti dei quali con lui hanno sfoderato le migliori perfomance della loro carriera); la prima rende benissimo le inquietudini, la frustrazione e la nevrotica paura del suo personaggio (specie nel viaggio in treno verso Berlino), mentre la seconda riesce a dare un ritratto anti-conformista sinceramente sentito e rigoroso di questa Giulia, senza mai cadere nel patetismo idealista retorico (anzi... quando mostra la gamba a Lillian, frena subito ogni tentativo di compassione spicciola con una frase di eleganza rigorosa). In effetti la scena nel bar quando le nostre due protagoniste si rincontrano dopo anni, è il punto cinematografico più alto del film; il regista fà sedere le attrici in un tavolo ad angolo retto, come se ci comunicasse sin da subito l'imminente divisione che arriverà di lì a poco poichè la storia farà prendere alle due donne, due strade diverse nella loro vita (il contatto tra loro con le mani, il cappotto di Gulia e il cappello di Lillian, sono gli unici strumenti con cui vengono in comunicazione tattile). Lillian nella sua splendida eleganza (la fotografia filtrata su di lei ne smussa ogni imperfezione esteriore), è nevrotica ed insicura (forse prova anche un qualche sentimento che va ben oltre l'amicizia per Giulia), Giulia evidentemente se ne accorge, rassicurandola e calmandola con la consapevolezza di chi sembra aver raggiunto una pace dettata dalla soddisfazione di essersi pienamente realizzata come persona dal punto di vista ideologico e quindi individuale.
In effetti Giulia è la coscienza civile che interviene costantemente nel flusso indistinto dei ricordi di Lillian, per svegliarla dalla solitudine del non-luogo della casa sulla spiaggia e anche ad un certo punto dalla vita mondana derivatole dal suo successo (interessante la scelta di citare La Calunnia - in originale Children's Hour (di cui vi è un bel film di William Wyler chiamato Quelle Due) - un'opera di coscienza civile contro lo schifoso conformismo sociale oppressore per via una falsa accusa di lesbismo rivolta verso le due insegnanti protagonisti). Se la freddezza quindi magari non può piacere a tutti come scelta (ma ciò può interpretarsi come isolamento di Lillian dal mondo dalla vita civile attiva, a differenza del suo compagno e di Giulia, seppur abbia sempre amato entrambi questi personaggi), questa cosa consente di evitare derive agiografiche, pompose e retoriche di cui sono infarciti tanti biopic (anche odierni purtroppo), che cercano ruffianamente con argomenti civili il consenso dell'Academy (il regista contestualizza tutto e ci fà percepire il periodo storico, ma all'eccesso preferisce la rigorosa intimità). I suoi trascorsi in generi come quello western e thriller, aiutano Zinnemann a creare scene di tensione degne di Hitchcock, come nella lunga sequenza nel viaggio in treno attraverso la Germania.
Da segnalare per i fan (io non lo sono) un piccolo ruolo di debutto per Meryl Streep, nei panni di un personaggio odioso di stampo reazionario, nulla di che alla fine, però recitando accanto a Jane Fonda fà le prime esperienze di attrice. L'opera in questione ebbe numerose candidature agli oscar tra cui miglior film e regia, ma venne sconfitta da Io e Annie di Woody Allen (giustamente a mio parere), ma ad occhio era superiore a tutte le altre (vi era candidata anche quella fracassonata di Guerre Stellari di George Lucas). Concludendo, Giulia è un film da vedere ed un biopic da preservare e da capire in tutte le sue sfumature estetico-formali che oggi purtroppo non trovano più luogo nel cinema. Un film fortemente pessimista in tutto e per tutto, nonostante il tema dell'amicizia tra queste due donne e che quindi consiglio a tutti di rivedere, fosse anche per riscoprire un autore che la critica di sistema (non ho mai capito per quale motivo), ha deciso dovesse cadere nell'oblio e ha sempre trattato come se fosse un buffone o un regista finto impegnato qualunque di poco conto, quando invece è innegabile che ci si ritrovi inannzi ad un autore dalla poetica flessibile certo, ma con un preciso stile rigoroso ed estetico che ha sempre fatto nel mainstream del cinema di resistenza nella sua accezione più pura.
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