Regia di Claire Denis vedi scheda film
Claire Denis da sempre non si preoccupa che la storia che si appresta a raccontarci abbia un filo conduttore elementare che ci spieghi ogni più piccolo dettaglio: e lascia a noi spettatori il non facile compito di cucire assieme elementi di contorno utili ad unire in un unico flusso eventi o situazioni apparentemente scollegati.
Ai giorni nostri incontriamo una coppia di americani appena giunta a Parigi: innamorati come due sposini, i due si rifugiano in albergo e poi in giro a consumare le tappe obbligatorie che la visita alla capitale richiede. Ma l'uomo (Vincent Gallo, sguardo allucinato come e sin più del solito) nasconde qualcosa, qualche segreto che lo tiene legato alla città, qualcosa che gli ha fatto decidere di tornare nella capitale francese approfittando della sua condizione di neo-sposo. Un turbamento che la regista si ostina a riprendere anche con una certa ironia come quando l'uomo, in visita a Notre Dame, scherza con la consorte mimando le espressioni trasfigurate ed orrorifiche dei celebri gargouilles appesi in bilico vertiginoso sulle sommità della celebre chiesa gotica parigina.
Nel frattempo seguiamo gli esperimenti, e le difficoltà ad ottenere i finanziamenti necessari per poterli proseguire, che un ricercatore (Alex Descas) di colore incontra mentre sta studiando e sezionando parti di cervello umano. Scopriamo che costui tiene segregata in una villa la bella moglie (Beatrice Dalle), affetta da turbe psichiche e fisiche che la rendono oltremodo violenta e compulsiva.
Infatti la stessa non tarderà a manifestare tutti i propri distruttivi istinti su un imprudente giovane ladruncolo arrapato (Nicolas Duvauchelle) a cui resterà impossibile non farsi fatalmente irretire dalle grazie della avvenente cannibale affamata.
E mentre l'americano riuscirà, grazie ad un prezioso indizio, a trovare la dimora del suo collega, la sua capacità di trattenere gli istinti famelici che animano pure la sua indole, verrà meno con l'incontro di una avvenente cameriera dell'hotel in cui l'uomo soggiorna con la inconsapevole moglie.
La costruzione spartana, con scene in presa diretta quasi amatoriali, altre più costruite e scenograficamente assai più suggestive, contribuiscono a rendere affascinante ed anomalo, ma non certo nuovo per la talentuosa registra francese, questo film disturbante ma anche sottilmente ammaliante, controverso ma in grado di catturarti in un vortice di mistero e non svelato che rende tutto il contesto più attraente, teso e a fior di pelle.
Corpi e carni in vista, fame e sete di sangue che sostituisce o integra e completa il desiderio sessuale, liberando istinti primordiali che si scatenano come stessero caratterizzando l'azione di un predatore carnivoro a caccia.
Alla Denis non importa approfondire il perché di certe situazioni; a come ci si possa essere arrivati; dove ci si possa spingere; quali siano le possibilità di trovare una soluzione.
Alla regista interessa la sensibilità del corpo, l'attimo della passione, la liberazione degli istinti tenuti sotto chiave.
I “suoi” attori, che sono quasi tutti quelli affezionati di sempre (Gallo, Dalle, Descas, Duvauchelle), rendono palpabile il disagio, la voglia di esprimersi, di liberare gli istinti e lasciarsi andare fino alla fine per trovare appagamento ed una ragior d'essere che diventa una necessità sempre più incalzante ed insopprimibile.
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