Regia di Claire Denis vedi scheda film
Voto 10/10 Primo film che vedo di Claire Denis, segnalato entusiasticamente da varie fonti, e devo riconoscere che si tratta di un film di alta levatura. La Denis si ispira al racconto "Billy Budd" di Melville per raccontare una storia di desiderio represso, di gelosia e invidia con esiti tragici, ma in questo film non è tanto la trama a contare, quanto le immagini e gli stati d'animo da esse evocati nel contesto opprimente di uno squadrone della Legione Straniera Francese di stanza a Gibuti, Repubblica situata nell'Africa Orientale. Il film segue una narrazione legata al diario del sergente Galoup che rievoca il periodo conclusivo del suo servizio nella Legione, ma procede per brevi quadri staccati, in maniera fortemente ellittica, mostrando ma al tempo stesso suggerendo diverse tessere di un mosaico che lo spettatore deve completare. Il montaggio è improntato ad una notevole libertà formale e la fotografia di Agnes Godard (nessuna parentela col regista) conferisce fascino ad immagini di grande suggestione, ma mai cartolinesche. Claire Denis conosce bene il paesaggio africano e sa come dargli il massimo rilievo cinematografico. Le sequenze di esercitazioni militari che sono coreografate come un balletto astratto sono filtrate da uno sguardo femminile che ne sfrutta con efficacia il potenziale metaforico senza scadere nel voyeurismo. È un film chiaramente d'essai destinato ad un pubblico ristretto e dal palato raffinato, ma se gli si dedica attenzione non risulta ne' ostico ne' noioso e ha il pregio di non andare troppo per le lunghe. Nel cast si segnala soprattutto l'ottima prova di Denis Lavant, attore feticcio di Leos Carax, ma si rivede con piacere anche Michel Subor che riprende il ruolo interpretato in "Le petit soldat" di Godard quarant'anni prima, il tenente Bruno Forestier. Prodotto dal canale televisivo Arte, mai distribuito in Italia. Su YouTube ce n'è una copia in originale con sottotitoli in spagnolo; se si conosce un po' di francese si può seguirla agevolmente, anche perché i dialoghi sono abbastanza ridotti. Nel complesso, uno dei migliori film diretti da una donna in assoluto (a mio parere più accessibile di "Jeanne Dielman" di Chantal Akerman, che è più un esperimento d'avanguardia). Vivamente consigliato a tutti.
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