Regia di Fernando Cerchio vedi scheda film
Oloferne guida l'esercito babilonese alla conquista di Betulia; qui trova la bella Giuditta, segretamente intenzionata a ucciderlo, che gli offre il suo amore. Ma la finzione diventa realtà e fra i due nasce una vera relazione; i concittadini di Giuditta però premono affinchè la donna compia la sua missione tirannicida.
Tratto dalle sacre scritture, un vecchio best seller di fantasia, con una sceneggiatura firmata da Guido Malatesta, Gian Paolo Callegari, Damiano Damiani e dal regista Fernando Cerchio, Giuditta e Oloferne è un bel 'sandalone' (film così denominati dalle tipiche calzature dei personaggi coinvolti in scena, in costume antico) a tutti gli effetti. Un centinaio di minuti di azione, intrighi e buoni sentimenti, con una morale in fondo neppure così prevedibile, poichè la protagonista sceglie di rinunciare all'amore pur di compiere il volere 'politico' che la spinge all'assassinio dell'amato. Coproduzione fra Italia e Francia, con un paio di starlette d'oltralpe nel cast (Isabelle Corey, cioè Giuditta, e Yvette Masson) e il resto del cast pressochè interamente composto di seconde e terze linee italiane, eccetto il Massimo Girotti-Oloferne: Renato Baldini, Gianni Rizzo, Lucia Banti, Enzo Fiermonte, Gabriele Antonini, Enzo Doria e via dicendo. Un lavoro del tutto simile agli innumerevoli coevi che riprendevano allo stesso modo antiche leggende di valorosi eroi, condottieri intrepidi e graziose fanciulle; Cerchio si dedicò al filone con buona costanza, riuscendo anche a innovarlo con l'innesto comico del principe della risata in un paio di pellicole (Totò contro Maciste, 1962, e Totò e Cleopatra, 1963). 2,5/10.
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