Regia di Dusan Makavejev vedi scheda film
Parafrasando un melodramma nostrano degli anni Settanta, lo definirei "autopsia di un amore". All'inizio parlano, come se si fosse in un documentario, un sessuologo ed un criminologo, e si capisce subito che siamo di fronte ad una delle tante storie di eros e thanatos. È il modo in cui Makavejev la racconta che fa la differenza. E non ci dimentichiamo mai che siamo nel 1967 ed in quella Jugoslavia della quale Kusturica ci ha raccontato che bastava dire «forse adesso stanno esagerando» per finire in un campo di rieducazione (v. Papà è in viaggio d'affari). Il regista salta - apparentemente - di palo in frasca, inframmezzando la storia d'amore tra la centralinista Isabella, d'origine ungherese, ed il funzionario di sanità Ahmed, con immagini (e relative statistiche) sulla derattizzazione, opinioni di esperti in scienze varie e l'autopsia del cadavere di una ragazza ritrovato in un pozzo, del quale si saprà trattarsi proprio del corpo di Isabella, rimasta incinta, per solitudine, di un bellimbusto collega di lavoro. È una tragedia, in sostanza, ma raccontata con leggerezza ed una libertà, anche sessuale, che all'epoca, dalle nostre parti, si poteva soltanto immaginare.
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