Regia di Georges Méliès vedi scheda film
Alcuni astronomi organizzano una spedizione per raggiungere la Luna; lì giunti, vengono accolti con ostilità dagli omini verdi che abitano il satellite, ma riescono a fuggire e a rientrare sulla Terra. I pochi minuti della visione provocano nello spettatore un doppio straniamento: da una parte c’è il contatto con un cinema arcaico, basato su tecniche ancora primitive (le inquadrature sono fisse e riprese da una certa distanza: niente movimenti di macchina, niente primi piani); dall’altra c’è la scoperta di un immaginario così datato e naïf, per cui alcuni signori piuttosto in là con gli anni possono andare sulla Luna vestiti in redingote, cilindro e bastone dentro un razzo artigianale che all’andata viene sparato da un cannone e al ritorno si lascia cadere da una rupe attraverso il vuoto (!). Eppure, nonostante il contesto scientifico risibile, l’inventiva visiva è ammirevole anche a più di un secolo di distanza. Un risvolto inquietante: non è chiaro quale sorte attende il selenita che è riuscito ad aggrapparsi alla coda dell’astronave e a sbarcare sulla Terra (prigioniero, attrazione da circo o altro?).
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