Regia di Vsevolod I. Pudovkin vedi scheda film
Per testimoniare una presa di coscienza rivoluzionaria, Pudovkin sceglie la via del melodramma, messo in scena secondo la tecnica del "montaggio metaforico", diversamente dalle idee di Ejsenstejn (celebri le discussioni tra i due registi in proposito), che propendeva per un tipo di montaggio che facesse scaturire i concetti quali superamento, anche in senso marxiano, delle immagini appena mostrate, accostate sempre in sede di montaggio (come ebbe a dire il cardinale Wojtyla, appena assurto al soglio pontificio, «se mi sbaglio mi coriggerete»). Personalmente, prediligo lo stile del regista della Corazzata Potëmkin, che mi sembra al tempo stesso più potente ed innovativo e, per quanto riguarda le opere dedicate agli eventi rivoluzionari (sia quelli del 1917 che i loro prodromi), più aderente alla materia trattata.
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