Regia di Marco Vicario vedi scheda film
Un industrialotto vive i suoi successi lavorativi parallelamente alle sue sconfitte sessuali: nonostante una bella moglie e un'amante, l'uomo è impotente. Uno psicoterapeuta lo aiuta a risolvere il problema tentando di risalire al trauma iniziale da cui tale impotenza proviene.
A salvare dalla disfatta totale una pellicola sgraziata e molto, molto modesta nei contenuti (un'analisi blanda e pruriginosa della società moderna dal punto di vista sessuale: potere economico uguale impotenza a letto), c'è soltanto il mestiere di regista e cast tecnico-artistico. L'erotomane è d'altronde un film onesto, che mantiene ciò che promette dal titolo, ovvero proprio poco; un prodottino che si distacca dalla media delle coeve commediole erotiche per budget e confezione, ma che non offre nulla di più della consueta comicità bruta e sguaiata sul piano dei contenuti. Marco Vicario aveva già inanellato due lavori dal simile stampo che avevano ottenuto un buon successo quantomeno di botteghino: Homo eroticus (1971, con Lando Buzzanca) e Paolo il caldo (1973, con Giancarlo Giannini); il terzo tentativo risulta però il meno soddisfacente della serie. Non per limiti, come già detto, di un protagonista eccellente quale Gastone Moschin, perfettamente in parte, o dei suoi compagni di set, fra i quali non mancano ottimi nomi: Vittorio Caprioli, Milena Vukotic, Jacques Dufilho, Janet Agren, Silvia Dionisio, Ugo Fangareggi, Jacques Herlin, Paola Senatore, Giacomo Rizzo; e c'è anche un cameo di Jimmy il Fenomeno. E nemmeno per i contributi di Nino Baragli (montaggio), Giuseppe Rotunno (fotografia) e soprattutto Riz Ortolani, autore di una trascinante colonna sonora; le falle principali del film sono tutte nella sceneggiatura firmata dallo stesso regista, che non si spinge granchè al di là di una superficiale storiella barzellettistica di onore & corna, con riflessi psicanalitici invero pretestuosi. Questo era quel che il pubblico chiedeva all'epoca; un'epoca comunque in chiaro declino. 2,5/10.
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