Regia di Giacomo Gentilomo vedi scheda film
Leila va in Egitto per prendere possesso di una ricca eredità, ma nel frattempo c’è già chi – un cugino malintenzionato, in combutta con il losco Yussuf – ha messo le mani sui possedimenti che le spettano. In suo soccorso viene quindi un uomo mascherato che si fa chiamare lo Sparviero del Nilo.
Pellicole come questa ci riportano immediatamente a un’epoca ormai lontana nella quale il cinema italiano era una piccola (fors’anche media) industria che poteva permettersi di licenziare a raffica produzioni considerabili minori, come Lo sparviero del Nilo, ma a ben vedere realizzate con ottimo mestiere e tanta buona volontà. C’è la lezione di Salgari, indubbiamente, dietro al soggetto e alla sceneggiatura scritti da Vittorio Nino Novarese per questa pellicola: l’Egitto narrato nel film è molto, molto approssimativo, ma più azzardato che macchiettistico, di certo non caricaturale come ai tempi veniva facile fare. E anche dal punto di vista degli interpreti non si può non rilevare la buonissima resa sulla scena di nomi di non particolare rilievo come quelli di Folco Lulli, Enzo Biliotti, Saro Urzì, nonché di due giovani attori destinati a lasciare un segno nella cinematografia nostrana (Silvana Pampanini) e mondiale (Vittorio Gassman, accreditato Gassmann, come spesso accadeva ai tempi impiegato in un ruolo di antagonista). Se la sostanza della storia è poca cosa, naturalmente, e l’opera è in maniera evidente un prodottino popolare di limitate ambizioni, la confezione de Lo sparviero del Nilo va comunque sottolineata per la sua resa indubbiamente positiva (a tal proposito: musiche di Ezio Carabella, montaggio di Otello Colangeli, fotografia di Tino Santoni, scenografie di Alfredo Montori). Per Giacomo Gentilomo questo è solo uno dei tanti titoli diretti a uso e consumo del grande pubblico; presumibilmente però è anche uno dei più convincenti. 4/10.
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