Regia di Louis Nero vedi scheda film
Recensimmo il precedente film di Louis Nero, Pianosequenza, riconoscendo all’autore talento nel girare e una certa visionarietà, ma anche denunciandone il concettualismo. Un timore confermato da Hans, storia confusa di un giovane paranoico figlio di schizzati che dopo un percorso sospeso tra sogno e realtà finisce in manicomio, devastato nella psiche dai precetti di una società razzista. Il protagonista Daniele Savoca “spidereggia” (nel senso di Cronenberg) senza una sceneggiatura vera alla quale aggrapparsi, mentre il regista non rinuncia mai a farci vedere quanto sia bravo, originale, geniale. Ribadiamo che non manca una certa qualità dello sguardo (si vedano le sequenze finali nell’ospedale psichiatrico), ma il dubbio è che l’eccessiva cerebralità del film, con i suoi messaggi antirazzisti retorici fino alla banalità, nasconda un’inconsistenza di fondo. Divertente l’invenzione dei lombriconi smaltisci-rifiuti da far poi mangiare agli operai “negri”, ma solo in un’ottica da “carnivori venuti dalla savana”. Per lo spessore - estetico e morale - consigliamo al giovane Louis di rivolgersi altrove, magari allo zio Sam (Fuller) e al suo Il corridoio della paura.
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