Regia di Damiano Damiani vedi scheda film
Girolimoni dovrebbe figurare in un'ideale ciclo sull'ingiustizia del potere, insieme ad altre opere del cinema italiano d'impegno civile, come Sacco e Vanzetti (1971) di Montaldo e La colonna infame (1973) di Nelo Risi. La necessità di trovare un colpevole qualsiasi agli efferati delitti di un maniaco pedofilo e la volontà di introdurre nella legislazione italiana la pena di morte (intanto per i crimini comuni, poi per i politici, come afferma un giornalista) conducono una polizia sbrigativa e pasticciona ed una stampa asservita al regime a creare il mostro ed a rovinare la vita di un uomo tutto sommato onesto. E lo rovinano a tal punto che, tanti anni dopo, ridotto a larva umana, sarà egli stesso a volersi vendere come mostro, per ottenere ancora un attimo di popolarità ed un briciolo di attenzione dal prossimo. Bravissimo Manfredi, ma c'è anche un ottimo cast di contorno, con facce giuste in quasi tutti i ruoli, da Carotenuto (il vetturino), Lavia (il maniaco), Guerrini (il giornalista), Leontini (il brigadiere) e Catenacci (un torvo Mussolini).
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