Regia di Damiano Damiani vedi scheda film
una sassata contro la tv e una pedata in pieno scroto, questo è il film di damiani, ed è assolutamente da ritenersi un complimento.
roma, estate, mussolini sta per diventare il dittatore del ventennio fascista(tra l'altro è interpretato da un attore che fa paura, nel senso che incute terrore). si stanno radunando bambine in un cortile che scopriamo essere quello della polizia, la cosa è già losca e inquietante.
come in una favola nera, un orco uccide e mangia bambine sui 4, 5 anni d'età.
lo fa anche in pieno giorno, in un quartiere popolare di roma.
le orribili sparizioni con conseguenti tremendi assassinii, prendono i titoli di tutti i giornali. roma è terrorizzata e la gente paralizzata, grida al mostro non appena vede un emarginato, uno storpio, uno sciancato, un cecato.
i diversi in generale sono presi di mira.
ma qui con l'avvento del fascismo bisogna a tutti i costi avere un colpevole, perchè come dice il duce appena scampato il pericolo di un attentato bombarolo, un tentato omicidio rende gloria e lustro, bambine rapite e brutalmente uccise, portano solo vergogna soprattutto se non si riesce a prendere il colpevole.
la polizia e la questura pressati dal di lì a venire dittatore, si organizzano quindi per rintracciare questo colpevole.
sembra un film di chabrol. sporco che cova sotto il bel vestito. deviati mentali, bambine trucidate, mogli fedifreghe, polizia che brancola nel buio, e una dittatura che prende la palla al balzo per cominciare a mettere divieti, regole, leggi ad hoc.
uno di quei film che ha fatto grande il nostro cinema e che lo rende ancora grande di riflesso oggio giorno.
nulla stona, luce, costumi, ambientazioni, visi e facce di comprimari e comparse, voci. un mario carotenuto in un ruolo piccolo piccolo e così incisivo. come appare lascia il segno e lo lascia nonostante se ne vada di lì a poco e nel modo in cui abbandona la pellicola.
un film sociale e antropoligo, un reperto del tempo che fu e dei film che si facevano. non annoianti, non prolissi, senza un attimo di tregua, senza quell'inutile grigiore esistenzialista che contraddistingue molte pellicole di oggi che vorrebbero essere autoriali e sono solo noiose.
è affascinante anche come i personaggi si sfiorino e s'intersechino come in un film corale alla anderson/altman e come il mostro alla fine rimanga per così dire senza faccia, come in un altro capolavoro molto più recente e di ben altra provenienza.... THE PLEDGE di SEAN PENN...
una di quelle facce che ha fatto da comprimario, la fortuna di quel cinema. un infelice, un malato, un mostro ed è forse dopo questo ruolo che dario argento lo ha scelto per il ruolo di profondo rosso?... magari che si magari che no, ma visto i film distano l'uno dall'altro di pochissimi anni, è probabile. QUANDO SI MOSTRA PER QUELLO CHE è scorre un brivido lungo la colonna vertebrale che ti fa ringraziare di non essere un indifesa bambina
uno dei pochi vecchi rimasti, ormai votati alla tv e per quanto ancora. un ruolo magistrale nella sua carriera per misura e per come riesce a trasmettere emozioni solo con pochi movimenti del viso... de niro avrà pur preso da qualcuno e non sto dicendo che manfredi abbia insegnato nulla a nessuno. dignitoso anche quando è stato ridotto a barbone nella roma odierna(anni 70)e dignitoso di fronte all'ineluttabilità della mostruosa macchina del potere deviato. una vittima del prestigio nazionale.
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