Regia di Augusto Genina vedi scheda film
In seguito al crollo di una scala, tre ragazze si ritrovano vicine di letto in ospedale. Ciascuna di esse ha alle spalle una storia difficile, fatta di famiglie oppressive, uomini inaffidabili e incontri sfortunati.
L’episodio da cui parte la trama del film è il medesimo che ispirerà, pochi mesi dopo, Giuseppe De Santis per il suo Roma – Ore 11 (cui collaboreranno, fra gli altri, Zavattini, Sonego e un giovanissimo Elio Petri); era effettivamente accaduto all’inizio del 1951 e aveva suscitato parecchio scalpore contando, oltre alle numerose ferite, anche una vittima. Ma c’è un’altra pellicola cui si avvicina molto, per argomenti ed elementi della trama, questo Tre storie proibite, ed è Alle soglie della vita, che Ingmar Bergman dirigerà nel 1958: tre giovani donne compagne di stanza in ospedale, ciascuna con una storia tremenda da raccontare. Il film di Genina si presenta come un lavoro di denuncia sociale, intriso di un femminismo ante litteram forse neppure del tutto volontario, non esplicitamente dichiarato, ma pulsante; non sorprende quindi trovare fra gli sceneggiatori, oltre allo stesso regista, penne di rilevante fama come quelle di Ercole Patti, Ivo Perilli, Vitaliano Brancati, Sandro De Feo e Ruggero Maccari. Il risultato è omogeneo e coinvolgente sul piano narrativo, ma soprattutto denso di tematiche pure ostiche per l’epoca, e non del tutto sdoganate ancora oggi. I volti di richiamo nel cast sono quelli di Gabriele Ferzetti, Antonella Lualdi, Gino Cervi, Isa Pola, Lia Amanda, Frank Latimore, Roberto Risso, Eleonora Rossi Drago ed Enrico Luzi; la drammatizzazione si fa qua e là sovrabbondante, portando il lavoro al di fuori dai canoni del neorealismo per sfociare direttamente nel melodramma. 6/10.
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