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Il dio chiamato Dorian

Regia di Massimo Dallamano vedi scheda film

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La recensione su Il dio chiamato Dorian

di mm40
2 stelle

E' un Ritratto di Dorian Gray in chiave moderna, questa pellicola di Dallamano, anche sceneggiatore insieme a Marcello Coscia e Gunter Ebert, che mantiene una discreta aderenza al romanzo di Oscar Wilde. La domanda che da subito viene in mente allo spettatore, alla luce di un'opera filmica che ben poco si distacca dalla pagina di partenza, è: davvero ce n'era bisogno? O, meglio: in cosa consiste la novità di questo Il dio chiamato Dorian? Sostanzialmente, nell'aver applicato l'eterno principio del testo di Wilde a un personaggio figlio dei giorni nostri: egosimo, presunzione, edonismo, narcisismo, brama di potere scatenano violenza, crudeltà e morte; c'è un solo modo per pentirsi - restituire il maltolto, cioè l'anima al diavolo in pratica - e Dorian ne viene a capo solamente dopo aver causato morti innocenti e altri gravi danni e problemi.  Davvero poco di interessante, di innovativo in questa rilettura e altrettanto misere sono le doti interpretative di un protagonista come Helmut Berger, da poco lanciato da Luchino Visconti e che a ben guardare non sa andare oltre qualche smorfietta e bella posa statuaria di sè (tutte caratteristiche d'altronde funzionali al personaggio che gli viene qui affidato, questo va riconosciuto). Nel cast anche l'irlandese Richard Todd, in una delle rare presenze nel cinema nostrano, e due parti marginali per Isa Miranda ed Eleonora Rossi Drago; da apprezzare la vivacemente colorata fotografia di Otello Spila. Dallamano, dopo due decenni da direttore della fotografia, alla fine dei Sessanta esordisce in regia e realizza una serie di modesti thriller (Cosa avete fatto a Solange?, La morte non ha sesso) esteticamente gradevoli, ma contenutisticamente non proprio eccellenti; proseguirà fra alti e bassi nel cinema di genere fino alla prematura scomparsa nel 1976. 3,5/10.

Sulla trama

Dorian Gray, giovane dandy egocentrico, viene ritratto in tutto il suo fulgore da un amico pittore. Il quadro è tanto bello che Dorian vorrebbe rimanere come quella figura per sempre, lasciando invecchiare il ritratto sulla tela al suo posto. Cosa che effettivamente avviene, causando però numerosi inconvenienti più o meno gravi.

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