Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
Presumo che non uscirà mai dal suo stato di essere un film "di nicchia", ma nel consigliarne la visione mi auguro che possa diffondersi ed essere riscoperto pure da parte dei più indecisi. Io stesso dovrei ammettere di essermi accostato ad esso quasi esclusivamente in virtù della fiducia che nutro nei confronti del talentuoso autore qui responsabile della direzione.
Il critico Roger Ebert bene aveva espresso l'approccio secondo me corretto: «I wanted to review the movie as an interested but not expert outsider, sharing (with most of the film's audience) not a great deal more knowledge than the film supplies. Those who know more, who know everything, are often the wrong ones to consult about a film based on fact. The task of the director is to transmute fact into emotions and beliefs -- and beliefs, we need to be reminded, are beliefs precisely because they are not facts». Posso quindi ignorare ed evitare qualsiasi digressione in merito alla più o meno presunta aderenza e veridicità storica, in quanto non ne avrei le competenze e nemmeno sarebbe un argomento d'interesse per me, che condivido il pensiero appena citato.
La tensione è palpabile e in più occasioni si hanno scene che tolgono letteralmente il respiro. Ancor più di tale aspetto formale, di ottima fattura, è però il contenuto sostanziale a dimostrarsi vincente, sferzante come un vento impetuoso che scuote le coscienze, intenso come un pugno nello stomaco. I dubbi e le domande dei personaggi protagonisti diventano quindi fatalmente nostre. A ciascuno di noi ci si rivolgono. Prendo allora nuovamente in prestito le parole di Roger Ebert, che a mio avviso meglio riassumono il perché questo sia un titolo fondamentale nella carriera di Steven Spielberg: «With this film he has dramatically opened a wider dialogue, helping to make the inarguable into the debatable. As a thriller, "Munich" is efficient, absorbing, effective. As an ethical argument, it is haunting. And its questions are not only for Israel but for any nation that believes it must compromise its values to defend them».
La drammatica storia della missione in codice "Operazione Ira di Dio" della squadra dei servizi segreti israeliani del Mossad a cui venne affidato il compito di rintracciare e uccidere i membri del commando palestinese dell'organizzazione "Settembre Nero", che si riteneva avesse progettato la strage di Monaco che costò la vita di undici atleti israeliani durante le Olimpiadi del 1972.
Firma uno dei suoi film più difficili, superando la prova con una classe notevole.
Il caposquadra Avner Kaufman, ispirato a Yuval Aviv.
Il "pistolero" Steve.
Carl il "ripulitore".
Robert l'esperto di esplosivi.
Hans l'abile falsario di lettere e documenti.
Il "gestore" Ephraim.
Il fedele collaboratore John Williams anche stavolta garantisce la sua musica a Spielberg. Mi è sembrato però meno "invadente" del solito, probabilmente per aderenza al genere.
Affidato a un altro regista quale risultato avremmo avuto?
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