Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
L’attentato alle olimpiadi di Monaco del 1972 da parte dei militanti palestinesi al gruppo terroristico del Settembre Nero, segnò probabilmente l’inizio dell’uso dei media come veicolo propagandistico del terrorismo. Quello che il commando si era prefisso con quell’azione si verificò sinistramente catalizzando in diretta televisiva l’attenzione del mondo intero su quella camera d’albergo presa d’assedio, sulla tradotta dei prigionieri fino all’aeroporto e sulla tragica fine degli atleti. Molto probabilmente fu anche la condizione ideale per fomentare una spirale di violenza fatta di rappresaglie e contro vendette che tutt’ora non trovano pacificazione. Quello che i capi di Settembre nero non potevano immaginare è che così come la televisione ha il potere di focalizzare l’attenzione su un singolo evento come un attentato, ha anche la caratteristica di macinare eventi ad uso sensazionalistico usa e getta per cui una volta finito l’effetto dirompente della notizia la questione palestinese non interessava già più a nessuno. Il doppio taglio dell’informazione di massa dimostra che il pubblico si interessa del fatto in sé non delle conseguenze o delle cause, se non in maniera molto marginale. Almeno fino al successivo attentato, ancora più crudele, ancora più potente e mediaticamente appetibile. Eccola la spirale di violenza che innescò la ritorsione Israeliana nei confronti delle menti di Settembre Nero, Spielberg ci racconta ciò che le telecamere non hanno filmato, non hanno dato in pasto alla gente. La storia di un gruppo di fuoco formato da dis-ufficializzati agenti del servizio segreto del Mossad in scampagnata europea a far fuori i capi dell’organizzazione terroristica, i responsabili di Munich. Grande importanza ha per
Spielberg la famiglia, intesa come nucleo base della società, ma anche come nazione, come coalizione di persone che si proteggono l’un l’altra. Così il protagonista Avner (Eric Bana) è disposto a lasciare a tempo indefinito la propria di famiglia per “rendere un importante servizio” al proprio paese, ad altre famiglie come la sua. Lui figlio di un eroe di guerra non si tira indietro e organizza un pittoresco gruppo di fuoco che colpirà indisturbato in tutta Europa tramite l’aiuto di un fantomatico informatore francese. Spielberg fa ruotare tutto il film intorno a queste figure centrali inframmezzando i momenti d’azione girati con la consueta maestria a flash back in cui si ripercorre la drammatica vicenda di Monaco. La posizione neutrale che il regista assume nei confronti della veridicità della storia fa sicuramente bene al film, in cui si evince chiaramente come la ritorsione Israeliana avallata personalmente dal primo ministro Golda Meier non fu altro che una sterile vendetta, se non addirittura come la storia sta lentamente dimostrando, un' azione che prese a pretesto i fatti di Monaco per l’eliminazione di personaggi scomodi ma assolutamente non implicati nell’attentato del 1972. La seconda famiglia di Avner, i compagni di commando, vengono fatti fuori uno dopo l’altro, i dubbi e le paranoie prendono corpo nella richiesta di prove per i crimini commessi dai condannati, prove che vengono prontamente eluse dal diretto superiore delle oprerazioni, (un ottimo Geoffry Rush.). La complessità della questione è comunque ben dipanata, ottimamente fotografata, diretta splendidamente nei momenti d’azione e coerentemente sviluppata nelle sottotrame che dovrebbero dare un quadro generale della situazione presente in quegli anni. Ci sono momenti di grande cinema, uno su tutti l’omicidio della bella agente segreto olandese che per poco non riesce a far fuori il protagonista, salvato, guarda un po’ dal ricordo della famiglia lontana.
Un’altra famiglia, quella dell’informatore, un dorato eremo nella campagna francese immerso nei vigneti e nei nugoli di bambini vocianti, è il fulcro attorno al quale ruota tutta la campagna di ritorsione di Avner e i suoi ed è anche il tarlo che comincia a rodere la sicurezza delle proprie ragioni minandole alla base, da quella famiglia, la patria, che lo sta usando per i propri scopi sfruttandone il sentimento di fratellanza e di condivisione di una cultura e una storia comune. Sicurezza che viene definitivamente a meno nell’ultima scena del film, sullo sfondo le torri gemelle profetico occhio della spirale di violenza innescata e mai interrotta, in cui Avner a missione ultimata offre di “spezzare il pane” al proprio superiore, secondo un rito ebraico comune e che riassumerebbe l’unità di intenti. Il superire rifiuta. La sceneggiatura che mischia assoluta verità e assoluta finzione, spy story e cronaca oggettiva è ottimamente scritta e rigorosamente interpretata da uno Spielberg finalmente ritornato a quello che sa fare meglio, raccontare una storia, lasciando da parte tutti i sottintesi politico- intellettuali o poetico introspettiv dolente di qualche prova fa (A.I.; il pessimo Minority Report, Salvate il Soldato Ryan , the Terminal) e che non fanno parte del suo modo di fare cinema.
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