Regia di Nicholas Ray vedi scheda film
NICK'S MOVIES
La ribellione che nasce da dentro e rende l'individuo che ne accusa i sintomi, come un essere posseduto da uno stato di insoddisfazione in grado di farlo apparire come un folle incapace di contenersi; un insofferente stravolto da un travaglio interiore probabilmente indefinito e senza logiche apparenti motivazioni concrete (come peraltro suggerisce il titolo originale del film, "Rebel without a cause"), che, unito all'orgoglio nel non volersi sottomettere alle pressioni del branco, lo portano a reagire, a ribellarsi contro le istituzioni, la famiglia, e tutto ciò che da sempre ha rappresentato un riferimento, ma anche un limite difficilmente valicabile.
Il disagio del protagonista, il diciassettenne Jim Stark, si unisce a quello di Judy, sua coetanea non meno di lui affetta da difficoltà di relazione con i propri familiari, in particolare incapace si sostenere un rapporto che non sfoci nel morboso con il padre, che la respinge e ne provoca, esaltandola, l'indole ribelle.
A completare il terzetto di disadattati, per caso ritrovatisi tutti alla centrale di polizia, ognuno a causa del proprio disagio esistenziale, ecco l'ancor più giovane Plato, su cui il bel Jim inizia subito ad esercitare un irresistibile attrazione in cui costui diventa una sorta di modello paterno di cui il ragazzo non ha mai potuto godere, e nello stesso tempo una fonte di attrazione fisica irresistibile.
Coinvolto in un duello con il capo branco che gli ha dato del coniglio, Jim la spunterà sull'avversario che finirà per schiantarsi in fondo alla rupe con la sua auto.
L'episodio non farà che accentuare le manie di persecuzione ed il disagio del protagonista, proteso in tutti i modi, ma infruttuosamente, a confrontarsi con il genitore blando e dal carattere troppo poco incisivo per poter costituire un valido riferimento.
Rifugiatisi presso una villa disabitata, i tre subiranno dapprima l'aggressione dei tre devoti del capo branco ucciso poco prima, e poi della polizia, accorsa su segnalazione dei genitori di Jim.
Ci scapperà la tragedia, ma la morte di uno dei tre servirà quanto meno per suggellare l'inizio di un amore tra Jim e Judy, e pure a riavvicinare il primo ai suoi devastati genitori, da anni in fuga per cercare invano un luogo adatto ove far ritrovare al figlio una serenità da troppo tempo perduta.
Sontuosa produzione hollywoodiana che celebra il periodo d'oro di Nicholas Ray, sia dal punto di vista qualitativo che di quello del budget a supporto, Gioventù Bruciata è un film simbolo di un'epoca caratterizzata da un rigetto generazionale diffuso da parte di una gioventù ormai benestante di un dopoguerra ormai lontano quasi un decennio, in capo ad una società borghese di ceto agiato in cui le nuove generazioni si sono abituate agli allori del miracolo economico americano, trovando il tempo per ribellarsi ai perbenismi tipici di una società realizzata e per questo giunta al capolinea, annoiata, in cerca di stimoli a cui prima non aveva nemmeno il tempo di poter aspirare.
Gioventù bruciata risulta epocale sin dal cast, bruciato pure lui prematuramente ed inesorabilmente, come fosse rimasto vittima di un beffardo ma anche tragico destino di cui si fa portatore il film già nel titolo: James Dean, quintessenza del "bello e dannato", qui a metà strada della sua folgorante quanto fugace carriera di tre film (tra La Valle dell'Eden e Il Gigante, uscito postumo nel '56), morto quello stesso anno a causa di un violento incidente stradale; Natalie Wood, star di prima grandezza con molti titoli nel suo curriculum di rilievo, morta pure lei di morte violenta, giovane anche se non più giovanissima, annegata a 43 anni in circostanze tutt'ora piuttosto poco chiare dopo una serata in yacht trascorsa col marito attore Robert Wagner e l'attore Christopher Walken.
Infine Sal Mineo, star latina di origini italiane, morto trentasettenne in seguito ad una coltellata al cuore inferta da un fattorino di pizze a domicilio.
Dean si prodigò, con tutto l'istrionismo ben calcolato di cui fu capace, a rendere palpabile la disperazione ed il disagio esistenziale del suo tormentato personaggio, sfoderando movenze e atteggiamenti esagitati e sin sopra le righe: ma il suo sguardo buca lo schermo e giustifica il mito a cui la morte suggellerà la sorte.
Ray filma con destrezza e fluidità da regista navigato, ricorrendo ad un paio di inquadrature avvolgenti che riprendono il punto di vista del protagonista, girate con estrema perizia e perfezione di risultati.
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