Regia di Nicholas Ray vedi scheda film
Chissà quale effetto avrebbe avuto su "Gioventu' bruciata" e sulla sua popolarità eterna il fatto che James Dean non fosse morto quello stesso anno, consegnandoci una sorta di ritratto imperituro di attore bello e dannato. Certo non avrebbe sminuito l'impatto da pugno nello stomaco che il film assestò al pubblico davanti ad uno dei primi disvelamenti del finto perbenismo di una società piena di contraddizioni. Un pugno che pochi anni dopo diventerà una batosta con la miccia della guerra in Vietnam e la conseguente perdita di primordiale ingenuita'. Ma "Gioventu' bruciata" è anche e soprattutto un perfetto esempio del fare buon cinema, dall'uso sapiente del cinemascope alla capacità di restituire un pefetto amalgama tra gli attori impegnati nel difficile compito di non diventare troppo caricaturali. Ma è anche e soprattutto un perfetto ritratto delle eterne difficoltà nel parlarsi tra generazioni diverse, del bisogno recondito di emanciparsi, del gusto per la sfida e per il rischio di chi si sentiva, ora come oggi, compresso in un perbenismo sottile come un foglio di carta velina. Un film bello e dannato come il suo protagonista principale, e nonostante qualche indecisione in un finale che sembra a tratti girare a vuoto come un auto in folle, rimane un film con tutti i requisiti per l'immortalità cinematografica.
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