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Il mulino del Po

Regia di Sandro Bolchi vedi scheda film

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La recensione su Il mulino del Po

di mm40
4 stelle

Inizio ‘800. Lazzaro, un soldato ferrarese, in Russia salva la vita a un alleato e questo gli regala dell’oro. Una volta tornato a casa, Lazzaro vende i preziosi per comprarsi un mulino. Ha quindi un figlio, Giuseppe, e acquisisce un altro mulino galleggiante, nel quale lavora la giovane Cecilia.

Pur essendo il secondo film tratto dal romanzo omonimo di Riccardo Bacchelli, a 14 anni dal lavoro firmato da Alberto Lattuada (1949), questo Il mulino del Po non condivide in sostanza nulla con la precedente pellicola: se Lattuada si era infatti focalizzato sul terzo dei tre libri che compongono l’opera, qui Bolchi illustra essenzialmente soltanto il primo. Entrambi i lungometraggi hanno però in comune la collaborazione dell’autore del romanzo, che in questo caso firma addirittura la sceneggiatura insieme al regista. La riduzione per il piccolo schermo è calligrafica, come si usa dire: per mettere in scena un terzo del testo di partenza occorrono infatti quasi sei ore, suddivise in cinque puntate di varia durata; Bolchi rimarrà tanto attaccato al progetto da ultimarlo con un secondo Il mulino del Po, sempre girato per la Rai, che nel 1971 racconterà il secondo e il terzo libro di Bacchelli. Il cast è all’altezza della situazione: Raf Vallone, Elsa Merlini, Giulia Lazzarini, Renzo Montagnani, Gastone Moschin, Ave Ninchi, Camillo Pilotto, Vittorio Sanipoli, Piero Mazzarella e Tino Carraro occupano i ruoli principali; anche la confezione è sufficientemente rifinita per essere un lavoro destinato alla visione domestica: la fotografia è di Colombo Pieraccioli, le musiche di Adone Zecchi, il montaggio di Giancarlo Brandolin e le scenografie di Filippo Corradi Cervi. Assistente alla regia è il giovane Salvatore Nocita, che presto diventerà a sua volta regista di spicco in casa Rai. Considerata la lunghezza chilometrica si può facilmente dedurre il ritmo molto rilassato della narrazione; la recitazione è sempre un filo troppo retorica, come d’altronde usava in questo tipo di prodotti all’epoca. 4,5/10.

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