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Morbosità

Regia di Luigi Russo vedi scheda film

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La recensione su Morbosità

di mm40
2 stelle

Giulia, amante di un architetto, per favorire un progetto di quest'ultimo va a letto con alcuni personaggi potenti. Quando Giulia riceve la visita di Anna, sua sorella minore, ottiene da lei anche un aiuto materiale nella sua 'missione'. Ma Anna agisce in maniera più furba di Giulia, raggiungendo comunque il suo scopo.


Morbosità è l'opera seconda di Luigi Russo come regista, a due anni di distanza dall'esordio, passato altrettanto in sordina, con il thriller Paura (1972); si tratta naturalmente di un'operina a sfondo erotico, come il titolo suggerisce, ma dalle atmosfere drammatiche e di critica sociale quantomeno inattese, non troppo frequenti nel cinema 'popolare' italiano dell'epoca. Tutto ruota attorno al sesso femminile, manco a dirlo. E nel senso più diretto del termine: qualsiasi cosa accade nel film è diretta conseguenza di qualche accoppiamento concesso (o meno) da una donna a un uomo; la mentalità maschilista e patriarcale del tempo affiora in superficie sin dai primi fotogrammi ed è ben sintetizzata dalla didascalia sui titoli di testa che recita “La donna è quel che si è trovato di meglio per sostituire l'uomo quando si ha la scarogna di non esser pederasti”, aforisma attribuito a Boris Vian – nientemeno. Visto con occhi disincantati, al di là dunque della morale facilmente contestualizzabile, Morbosità non è un lavoro riuscito granché, né dal punto di vista estetico né da quello della trama, raffazzonata quanto mai; la sceneggiatura è del regista (del quale è anche il soggetto) e di Paolo Belloni. Rimangono le belle presenze di Eva Cemerys (Czemerys), Jenny Tamburi e, per il pubblico femminile, del fascinoso Gianni Macchia; tra gli altri interpreti poi compaiono anche Eolo Capritti (Vit Capri), Aldo Bufi Landi, Fernando Cerulli, Luciana Scalise, Enzo Liberti e del mitico Tom Felleghy. 2,5/10.

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