Regia di Liliana Cavani vedi scheda film
Che pena avrebbe dovuto scontare chi condannò Galileo Galilei e le scoperte da lui rivelate al mondo, con tanto di evidenze scientifiche? A quale condanna avrebbe dovuto soggiacere chi, dopo avere sentenziato il rogo per Giordano Bruno, umiliò ignominiosamente uno dei maggiori ingegni che l'Italia abbia mai avuto? È sufficiente che un papa, successore di quell'Urbano VIII che negò la giustezza del sistema eliocentrico, chieda scusa a distanza di quattrocento anni dai fatti? Voglio rispondere soltanto a quest'ultima domanda: NO. Non è sufficiente. Ma è sufficiente per condannare senza appello un'istituzione che, in funzione essenzialmente politica, nega l'evidenza dei fatti pur conoscendola giusta, per via razionale e per via sperimentale, allo scopo di mantenere la detenzione del potere sulla base di un anacronistico principio d'autorità. La vicenda di Galileo si svolse in un periodo in cui, per la Chiesa Cattolica, ancora troppo vivo era il pericolo delle varie riforme protestanti e non poteva essere tollerata alcuna messa in discussione dell'autorità religiosa, morale e soprattutto politica della Chiesa stessa. Galileo, scienziato profondamente religioso, sente che le proprie scoperte non compromettono minimamente la sua fede in Dio, nelle Scritture e nella Chiesa. La quale, invece, lo schiaccia senza pietà e, come ho detto, in assoluta malafede, cioè ben sapendo che lo studioso aveva regione. Il film della Cavani descrive bene lo stato d'animo angosciato del Galilei, schiacciato tra l'incudine delle verità della scienza ed il martello dei postulati della fede cattolica. La regista ci descrive un grand'uomo nei suoi momenti di uomo comune, con i problemi che affronta qualsiasi persona e quelli che gli derivarono dall'acutezza del proprio ingegno e dall'accuratezza dei propri studi. Galileo aveva inventato un nuovo modo di giungere alla conoscenza del reale; la Chiesa, con lui, utilizzò l'astuto metodo di distruggere non la persona (com'era avvenuto trent'anni prima con Giordano Bruno) ma le sue idee. Che, per fortuna anche della Chiesa stessa, sono sopravvissute.
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