Regia di Leopoldo Savona vedi scheda film
Come linea d'insieme ci siamo. Ci sono infatti abbastanza bizzarrie per ascriverlo tra gli spaghetti-western puri e salvarlo in extremis. Per il resto il film non brilla. La leggerezza dei dialoghi, l'approssimazione della recitazione, l'assenza di una vera e propria regia e l'incedere lento e pressapochista della sceneggiatura ne fanno un film a tratti imbarazzante. Si riscatta per certe anomalie al genere madre, come le caratterizzazioni bizzarre di alcuni personaggi o i riferimenti schakesperiani (non proprio come quelli di John Ford), e soprattutto per il volto insostituibile di Anthony Steffen. In più c'è da dire che la lunga sequenza finale della resa dei conti, sulla mezzora, è valida, ma solo la sparatoria sul ballatoio ha dei veri tempi e ritmi cinematograficamente western. L'unica punta di sadismo, poi, la troviamo alla fine quando il protagonista, l'ipotetico Apocalisse Joe del titolo per lo più menzionato solo una volta e senza ragione, getta tra le fiamme il cattivo Eduardo Fajardo, storico rivale e a volte compadre di Anthony Steffen stesso. Il lungo primo piano sul volto dell'eroe mentre guarda il nemico bruciare è una degna chiusura per un western spaghetti. La storia comunque non acchiappa lo spettatore: storie di vendette e di miniere d'oro andrebbero sceneggiate con un appeal diverso, che qui manca fortemente.
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