Regia di Leopoldo Savona vedi scheda film
Dopo una serie di aiuto-regie (fra le tante, per Zampa, Mastrocinque e De Santis), Savona girò a suo nome una quindicina di pellicole fra i Sessanta e i primi Settanta, senza mai riuscire però a lasciare qualcosa di memorabile. Nella seconda parte della sua carriera registica si soffermò sullo spaghetti western; uno dei titoli partoriti in quel periodo è proprio questo Un uomo chiamato Apocalisse Joe, che nonostante il titolo non vanta alcuna attinenza logica con Un uomo chiamato cavallo, arrivato sul grande schermo soltanto pochi mesi prima (Elliot Silverstein, 1970). Savona è qui anche sceneggiatore, insieme a Eduardo Manzanos Brochero, nel nome della solita - per i tempi - co-produzione italo-iberica; nel cast non c'è alcun nome degno di nota e il ruolo di protagonista è rivestito dall'italianissimo Anthony Steffen (al secolo: Antonio De Teffè), mentre nei panni dell'antagonista troviamo il galiziano Eduardo Fajardo, entrambi piuttosto attivi in quegli anni di produzione massiva a bassissimo budget per il western all'italiana. La storia è la solita questione di vendetta personale per conquistare un lauto bottino; la caratterizzazione del personaggio centrale, attore girovago, risulta un po' anomala, ma certo non è nulla che faccia pensare al colpo di genio. Finale con scazzottata. 2,5/10.
Far west. Un attore girovago eredita una miniera dallo zio, che è stato assassinato. Quando arriva in paese, però, scopre che a reclamare la proprietà della miniera c'è proprio l'assassino di suo zio.
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