Regia di Mario Mattòli vedi scheda film
Tony viene ospitato in una villa lussuosa e trattato come un ospite d'onore. Si guarda bene dal chiedere perchè, ma si rende conto che si tratta di un qualche equivoco. La padrona di casa crede infatti che Tony sia malato terminale e, come opera di carità, vuole fargli vivere nell'agio i suoi ultimi giorni. Nulla di più lontano: l'uomo ne approfitta invece per sgominare involontariamente una banda di falsari composta dalla servitù del palazzo e fidanzarsi con una bella cameriera.
C'è tanta rivista, dentro a questo Non perdiamo la testa, ed è il suo limite principale, ma anche la sua interessante particolarità: non si tratta infatti della classica trasposizione o rivisitazione cinematografica di uno spettacolo teatrale, ma di un copione originale - non a caso della coppia Scarnicci/Tarabusi, vecchi volponi - nel quale sono inseriti sketch, balletti e canzoni, mantenendo però salda la logica narrativa, innestando il tutto all'interno di essa. Anche gli interpreti sono per lo più provenienti dal teatro comico, a partire dal protagonista, un Ugo Tognazzi all'ennesima potenza, che fa il bello e il cattivo tempo in un congegno scrittogli addosso e dai tempi comici rapidissimi; al suo fianco compaiono fra gli altri Franca Valeri, Gianrico Tedeschi, Alberto Sorrentino, Tina Pica, Franco Coop, Carlo Campanini, Aroldo Tieri, Caprice Chantal, Daniela Rocca e, in un cameo in apertura (esattamente come per Il mantenuto, che due anni più tardi segnerà l'esordio di Tognazzi dietro la macchina da presa) di Raimondo Vianello. Con un cast simile, Mattoli può limitarsi semplicemente ad amministrare. Certo che nel 1959, bisogna però riconoscere, pellicole di questo stampo - prive di riferimenti concreti alla contemporanea realtà sociale, oltrettutto - erano oramai sorpassate; d'altro canto Non perdiamo la testa è sicuramente una delle commedie leggere maggiormente riuscite del periodo: e le sue ambizioni non vanno neppure oltre. 3,5/10.
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