Regia di Shohei Imamura vedi scheda film
VOTO 7/8 TRAGICO Mèlo disperato dove lo sfruttamento dell'eroina (?) Sadako, moglie e madre senza essere neppure registrata all'anagrafe è il centro del messaggio d'autore.
Il film inizia con questa scritta simbolica di casa Takahashi:
Obbedisci alle regole della famiglia
Senza regole la casa non va avanti
Imamura analizza questo 'caso' con la consueta abilità registica e inserisce la variante impazzita dell'eros e immancabilmente la storia si espande schiava delle frustrazioni esistenziali della donna. Alla fine con questa scelta gli autori obbligano allo scontro le due anime sempre presenti del Giappone contemporaneo, una arcaica legata indissolubilmente alle tradizioni (anche disumane) l'altra moderna e consumistica (anch'essa generatrice d'inquietudini alienanti). Dunque il personaggio principale non ha vie di fuga e proprio per questo non è mai raffigurato come positivo, ma è addirittura per la sua ineluttabile (qui la poetica di Imamura colpisce) e tragica natura, incapace di cambiare, reagire, emanciparsi. Tradisce i propri sentimenti, finisce 'solo' nell'odiare se stessa spaventandosi di fronte alla rivoluzione che la attende, immaginando invano un omicidio/suicidio per domare l'Io angosciato dalla realtà. Ormai la solitudine domina Sadako, una donna 'persa', schiava del meschino marito, repressa dalla rancorosa suocera e involontaria adultera, sottomessa e violentata negli unici momenti veramente liberi della propria vita (e ancora con questo paradosso il regista giapponese affonda le unghie). Il pessimismo diventa tragico e le possibilità relazionali dell'uomo si abbassano al solito ricatto degli istinti. Sopraffazione, attrazione, repulsione, individualismo, sembrano le uniche parole d'ordine in questo grigio universo.
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