Regia di Mario Costa vedi scheda film
Maria ama Giacomo, pescatore dall'ugola d'oro, ma il padre di lei la vuole dare in sposa a Renato, partito in apparenza economicamente più affidabile. Quando Renato si rivela un disgraziato, finalmente Maria ottiene il consenso paterno per fidanzarsi con Giacomo.
Un dettaglio interessante sta nei nomi: Maria e Giacomo si chiamano i due personaggi centrali della storia di Città canora, esattamente come i loro interpreti, a dimostrare che all'epoca Maria Fiore e Giacomo Rondinella avevano raggiunto già una fama sufficiente da permettersi di essere immediatamente riconosciuti (e inevitabilmente legati ai loro nomi di battesimo). Per il resto però la pellicola non offre davvero nulla di memorabile: si parte con 'O sole mio e si chiude con Reginella, passando per tutta una serie di classici della canzone partenopea sciorinati in maniera sostanzialmente casuale lungo la storia, in una sceneggiatura (Anton Giulio Majano, Roberto Amoroso e Mario Costa) che se ne infischia bellamente della logica e della verosimiglianza della trama, come il genere d'altronde impone. Un intreccio blandamente ricalcato sul solito triangolo amoroso mal assortito che è destinato a far sbocciare, fra mille peripezie e ostacoli vari, l'amore fra il bello (canterino) e la bella della situazione: altro non c'è ed è perfettamente comprensibile che sia così, vista la destinazione 'popolare' del prodotto; fra gli attori in scena si ritrovano Tina Pica, Nadia Gray, Mirko Ellis, Carlo Romano, Paola Borboni, Dante e Beniamino Maggio, Giuseppe Porelli. Amoroso è anche il produttore e Costa il regista; quest'ultimo all'epoca licenziava anche tre film all'anno e non è difficile crederci, osservando la fattura sbrigativa di questo. 2,5/10.
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