Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Il 'bildmakarna', tradotto in 'creatore di immagini', è il regista e quindi Bergman stesso, pur non parlando qui in prima persona, ovvero colui che cerca nell'immagine la realizzazione concreta della propria idea creativa. E' però un film che lascia un bel po' a desiderare sul piano cinematografico: si tratta infatti molto più semplicemente di un kammerspiel filmato, un lavoro di ortodosso impianto teatrale concepito peraltro per la televisione. Ovvero: tante emozioni, poche azioni, una sola ambientazione, camera digitale, sequenze piuttosto lunghe, qualche primo piano nei momenti più intensi. Niente di più, niente di meno: ciò che conta è ovviamente la qualità, la bontà del lavoro rappresentato ed i contenuti che esso sviscera. Il confronto fra le due età della vita (la giovane Klinga, un po' troppo artefatta, e l'anziana Bjoerk, straordinaria), il cordone ombelicale (qui inteso in senso paterno), l'importanza della memoria, l'arte come realizzazione concreta delle fantasie e strumento per scacciare i propri demoni: Bergman a 82 anni, coerente con la sua età, ha questo in mente.
Siamo all'inizio del 1900 ed un'autrice svedese premio Nobel viene invitata alla proiezione in anteprima del film tratto da una sua opera, Il carrettiere della morte, in cui lei fa rivivere la figura del padre, sua vera ossessione. Alla proiezione assistono anche il regista ed un'attrice, con la quale la scrittrice intesse da subito un rapporto di reciproca ammirazione: una per la bellezza della pagine dell'altra, l'altra per la giovantù e la sfrontatezza dell'una.
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