Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
L'amore impossibile tra il rigido idealista Alceste e la civettuola Celimene.
Quello tra Ingmar Bergman, Maestro dell'inquietudine esistenziale sulla pellicola, e Moliere, sinonimo di commedia satirica sulle assi del palcoscenico, può legittimamente sembrare un incontro mal riuscito, un accostamento non esattamente azzeccato; e invece le ragioni che affiancano i due giganti della cultura mondiali ci sono tutte, e sono senz'altro convincenti. Innanzitutto l'amore sviscerato per il teatro, che Bergman considerò sempre il suo luogo d'elezione e con il quale Moliere si identificava completamente; ma allo stesso modo può essere sottolineata una comune passione febbrile per lo studio morale dei personaggi e dei loro caratteri, una sorta di ferrea volontà di scandagliare l'animo umano fino alle sue più profonde bassezze. Lo svedese e il francese hanno sicuramente più di qualcosa in comune e questo film realizzato per la televisione nel 1973 dimostra quanto Bergman apprezzasse l'autore de Il misantropo; d'altronde nel 1958 il regista aveva già diretto – sempre per il piccolo schermo – la sua versione de La venexiana (Venetianskan). Si tratta a tutti gli effetti di un montaggio non troppo elaborato delle riprese di una rappresentazione teatrale dell'opera: eccellenti trucco e costumi, non meno degne di nota le scenografie; tra gli interpreti compaiono Henning Moritzen (già in Sussurri e grida, l'anno precedente), Ghita Norby, Hanne Borchsenius e Holger Juul Hansen. Tanto ci prese gusto Bergman, che una decina di anni dopo girerà anche La scuola delle mogli (Hustruskolan, 1983), sempre tratto da Moliere. 5,5/10.
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