Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Film del 1968 girato in bianco e nero ad opera del grande Ingmar Bergman.
Film che è una vera e propria manna dal cielo per gli amanti del genere horror e del genere autoriale.
La nascita del progetto risale a qualche anno prima,per la precisione nel 1964,e doveva essere un film monumentale e molto costoso dal titolo "I cannibali";il progetto venne ridimensionato a causa del ricovero del regista per una forte polmonite.
Il tema del film è quello del tormento spirituale dell'artista,tema molto caro al regista,in questo film mostrato in maniera originale attraverso il pensiero diretto;infatti il film mette in scena parti del diaro personale del regista.
Questo è infatti il film più autobiografico del grande regista,in cui oltre all'uso di parti del suo diario c'è il richiamo a tratti biografici come la "fuga"dalla vita reale vivendo parti della propria vita su di un isola e l'utilizzo della musica de "il flauto magico" ,nella scena del teatro in miniatura,molto cara al regista.
Il film narra di un pittore preda di allucinazioni non più in grado di separare la realta dalle sue allucinazioni e che lo portera alla pazzia e al tentativo di uccidere la moglie.
Straordinaria la scena al castello I cui Johan Berg vede I suoi benefattori come mostruose creature alla ricerca di artisti da umiliare.
Ottimi I due attori protagonisti Max von Sydow nella parte del pittore Johan e sopratutto di una straordinaria e bellissima Liv Ulmann,attrice feticcio del regista ed anche sua compagna,nella parte della moglie del pittore.
A restare nella mente dello spettatore è anche l'utilizzo della luce e della fotografia curata dal genio di Sven Nykvist.
La sceneggiatura nasce da un racconto dello stesso Bergman ma,ispirato dai racconti di fantascienza di Hoffman.
È uno dei migliori film di Bergman e quello che in maniera più cruda tratta il rapporto tra artista e pubblico rendendo il film un vero e proprio horror.
VOTO:9/10
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