Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Ho letto uno stralcio dove è stato scritto che Lynch ha tenuto conto della lezione di Bergman, certamente solo a vedere questo film ce ne rendiamo conto, senza nulla togliere al regista americano, che naturalmente si basa sugli insegnamenti dei grandi maestri. Qui il regista svedese affronta un tema criptico, ma molto affascinante, nel senso che riesce con tutti i suoi lati oscuri ad a prenderci, anche nella sua nebulosità quasi astratta. Questo artista che vive dentro un mondo suo, pieno di personaggi drammatici e feroci a suo modo, come feroce e malato è il pensiero del pittore. Ormai il suo mondo reale è fatto di fantasmi, personaggi, figure, passato e presente non fanno distinzione; il sentimento o l'arte lo ha condotto verso questo vicolo cieco? Non lo sappiamo, anche se la sua nota dolente è tutta concentrata verso Veronica, la donna che ha messo in evidenza la malattia. La compagna attuale, Alma, è una figura rassicurante che lo ama, lo comprende ed anche lo giustifica, benché è venuta a conoscenza del suo passato, perché come dice lei stessa quando si ama, si condivide tutto dell'altro, diventando un unico corpo ed un unico pensiero, quindi anche, condivide e condividerà il mondo malato del suo compagno. Il terrore di affrontare il sogno o la realtà è ormai arrivato al punto di confondersi, la mente deve tenersi lucida e sveglia, tenendo conto delle ore più pericolose che sono quelle che precedono l'alba, dove si muore, si nasce e si percepiscono gli incubi. Ottima la scelta del bianco e nero, che ferisce l'occhio come la storia intende nel racconto, le immagini quasi da horror, ma che non sono da scambiare per immagini di film di genere,come alcuni hanno fatto.
Una non storia
efficace e criptico, un esercizio affascinante
attore feticcio e particolare, specialmente nel cinema di bergman
Un ruolo delicattismo e femminile
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