Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Un film inquieto, più che inquietante, dove il protagonista in una lucida follia si troverà ad affrontare l'ora della propria morte.
Anche se non mi ha entusiasmato, ho trovato questo film buono perchè mi ha indubbiamente coinvolto in due momenti. Il primo è quando viene rappresentato il flauto magico con le marionette, lì viene raggiunta l'emozione più alta di tutto il film, a mio avviso. Il secondo momento è verso il finale, quando ritorna nel monologo l'idea che due persone che hanno vissuto tanto tempo insieme finiscano con l'assomigliarsi; che esperienze comuni vissute insieme possano segnare l'animo, la mente e il corpo delle persone in maniera molto simile. Anche se questo pensiero è di per sè molto semplice e in effetti riprende il detto, in un certo senso, "chi si somiglia si piglia", in questo film, nel monologo, assume una tale forza di convincimento che non mi sarebbe mai venuto in mente di discutere la veridicità dell'affermazione, anzi pensavo a come effettivamente nella vita si portino addosso dei segni condivisi con altre persone che hanno vissuto con noi determinate situazioni.
Il flauto magico riempie l'inquietudine di questo film sottolineando il momento, a mio parere, più coinvolgente ed emozionante. Ho ascoltato e riascoltato tante volte quest'opera, tuttavia in questo film l'arrivo di Tamino nel regno di Sarastro mi è sembrato ancor più sofferto del solito. Lo smarrimento di Tamino nel regno della saggezza diventa lo smarrimento dell'uomo di fronte alla fine della sua esistenza e la musica commovente sottolinea la drammaticità di un ineluttabile destino.
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