Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Un funzionario in pensione vive placidamente i suoi giorni, almeno in apparenza, fino all’arrivo del fratello, che non vedeva da tempo. Quest’ultimo scopre che il funzionario ora abita al piano sottostante l’appartamento della ex moglie, risposatasi con un poco di buono.
Oväder, letteralmente, è il Temporale che dà il titolo all’omonimo dramma di August Strindberg messo in scena per la prima volta nel 1957, che qui il connazionale Ingmar Bergman, a poco più di mezzo secolo di distanza, ripropone in una versione realizzata per la tv svedese. Fondamentalmente si tratta di uno spettacolo teatrale a cui Bergman ha conferito una maggior dinamica con l’uso frequente del campo/controcampo nei dialoghi, che sono d’altronde la parte più sostanziosa del testo; i movimenti di macchina sono invece pochi e l’intera confezione del lavoro è assolutamente teatrale, dalle luci alle scenografie, dai costumi alla recitazione. Venendo proprio agli interpreti, nei ruoli centrali del cast compaiono John Elfstrom, con Bergman già in Musica nel buio (1948) e Una lezione d’amore (1954); Gunnel Brostrom (ne Il posto delle Fragole, 1957); Mona Malm, che aveva incrociato la strada del Maestro con particine sia in Sorrisi di una notte d’estate (1955) che ne Il settimo sigillo (1957) e ancora Uno Henning e Ingvar Kjellson, nei panni rispettivamente del protagonista e del fratello che va in sua visita. Novanta minuti di teatro filmato, a opera di due grandi firme. 5/10.
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