Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Nella Venezia del Cinquecento due donne si contendono l’amore dell’aitante Julio, straniero appena giunto in città.
Per quanto si tratti di un’opera dalle sfumature erotiche piuttosto intense, e la versione cinematografica che Mauro Bolognini ne firmerà nel 1986 lo dimostra al di là di qualsiasi dubbio, nelle mani di Ingmar Bergman – e della televisione svedese del 1958 – La venexiana diviene una commedia fin troppo casta, allusiva certo, ma mai diretta nei riferimenti sessuali e decisamente castigata nella rappresentazione sulla scena. Venetianskan è il titolo con cui questa pellicola è noto, ovverosia La veneziana in lingua svedese, e nonostante il testo italiano – di autore anonimo – di partenza, il film non è mai arrivato da noi; oggi si può facilmente recuperare grazie ai mirabolanti poteri di internet. Di eccezionale da vedere, comunque, non c’è nulla di nulla: la messa in scena è davvero piatta e si discosta molto poco dai canoni teatrali, cosa che lascia pensare che Bergman abbia accettato questo lavoro su commissione e senza il minimo entusiasmo; se il regista si è cavato dagli impicci con il minimo dell’impegno (che comunque è sufficiente a confezionare un lavoro dignitosissimo), gli interpreti danno invece il meglio di sé stessi. Il trio centrale è composto da Gunnel Lindblom (già ne Il settimo sigillo e ne Il posto delle fragole), Eva Stiberg (protagonista dell’Eva di Gustaf Molander, 1948, tratto da un soggetto proprio di Bergman) e Folke Sundquist (che, oltre ad avere avuto una particina ne Il posto delle fragole, il regista richiamerà per il contemporaneo Rabies, altro lavoro televisivo-teatrale). 4 atti come i 4 giorni della durata della storia; 55 minuti in tutto: visione snella. 5/10.
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